Anche gli aspiranti suicidi hanno le loro mète preferite. Per i giapponesi, e non solo per loro a quanto pare, il posto ideale in cui togliersi la vita è la foresta di...
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Tanto che ultimamente il governo giapponese ha deciso di non divulgare più questi dati per contrastare il sinistro appeal della foresta. Senza grande successo in apparenza... Un luogo simile poteva sembrare l’ideale per Gus Van Sant, grande talento con un dono speciale per esplorare la frontiera tra la vita e la morte. Elephant, sulla strage di Columbine (palma d’oro a Cannes), o Last Days, sugli ultimi giorni di Kurt Cobain, ma anche Gerry, Paranoid Park, il remake di Psycho e - perché no? - perfino il lontano Da morire, con Nicole Kidman, facevano di Van Sant il candidato ideale a dirigere un film ambientato nella foresta di Aokigahara.
Invece, sorpresa: The Sea of Trees, con Matthew McConaughey, Naomi Watts e Ken Watanabe, è una delusione. Un film corretto, ben fatto, pieno di belle musiche e belle immagini, ma convenzionale e perfino retorico nel taglio e nei toni del racconto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero