Teatro Sistina, si riapre. Quella stanza di Pietro Garinei che contiene mezzo secolo di storia

Teatro Sistina, si riapre. Quella stanza di Pietro Garinei che nasconde mezzo secolo di storia
Esiste ancora, al Teatro Sistina, la stanza che fu di Pietro Garinei. E’ chiusa al pubblico ma si può visitare. Per chi, come chi scrive, quel teatro ha rappresentato...

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Esiste ancora, al Teatro Sistina, la stanza che fu di Pietro Garinei. E’ chiusa al pubblico ma si può visitare. Per chi, come chi scrive, quel teatro ha rappresentato moltissimo, sedersi al tavolo che fu di Garinei, prendere in mano la sua sottile penna stilografica, osservare gli oggetti collocati in una forma ordinata con quella sua lente d’ingrandimento con la quale ingigantiva le lettere dei copioni, osservare le locandine, le fotografie e i premi che hanno fatto la storia del teatro, è qualcosa di indicibile.

Abbiamo visitato quella stanza segreta poco prima che la pandemia costringesse tutti i teatri a congelare le emozioni e a sospendere per quasi due anni l’attività scenica. E oggi che finalmente il Teatro di via Sistina riapre le sue porte al pubblico, con il musical “Mamma mia!”, ci troviamo di nuovo a trafficare con la memoria tra le relique parlanti di quella piccola stanza virata sul verde scuro, la stanza di un pensatore, innovatore, scrittore, regista e soprattutto “fratello d’arte”.

 

Perché Pietro Garinei aveva un fratello elettivo. Si chiamava Sandro Giovannini. Si incontrarono negli anni Quaranta e a dispetto delle apparenti diversità culturali (Pietro era triestino, Sandro romano) si intesero subito e fondarono nel 1944 il giornale umoristico “Cantachiaro”. Da quel momento i loro destini si sarebbero legati a doppio vincolo, successo dopo successo, crisi dopo crisi, creazione dopo creazione, fino alla morte di Giovannini (avvenuta il 26 aprile del 1977, mentre Garinei si spegnerà molto più tardi, a 87 anni: era il 9 maggio del 2006).  

Nel 1950 la coppia artistica entra al Teatro Sistina, che era nato come cinema-teatro l’anno prima, in piena ricostruzione, su progetto dell’architetto Marcello Piacentini. La prima opera che i due giovani autori portarono al Sistina fu “La Bisarca”, spettacolo destinato a scrivere una nuova pagina della storia del teatro italiano: testi legati all’attualità, scene sobrie ed eleganti, sottrazione di ogni sfarzo. Nasce un certo modo di intendere il “teatro leggero”. Ma bisogna aspettare il 1952 perché Garinei e Giovannini decretino con le loro nuove opere il definitivo passaggio dalla rivista alla commedia musicale. E’ l’anno delle “fiabe musicali” scritte su misura per Renato Rascel: “Attanasio cavallo vanesio”, “Alvaro piuttosto corsaro” e “Tobia, la candida spia”.

Nel 1953 incontrano Delia Scala e poi Carlo D’Apporto. Il 1960 è l’anno della svolta: i due brillanti autori vengono nominati direttori del Teatro Sistina. Dopo la morte di Giovannini, Garinei assume da solo l’eredità della gloriosa ditta G&G, continuando a dirigere il teatro di via Sistina fino al 2006: 46 anni di storia teatrale che non ha uguali. In questi lunghi anni, il Sistina diventa sotto la sua guida l’incrollabile tempio della commedia musicale non solo per gli italiani, ma a livello mondiale. Capolavori come “Aggiungi un posto a tavola”, “Rugantino”, Il giorno della tartaruga”, “Un paio d’ali”, “Alleluja brava gente!”, debuttano su quel glorioso palcoscenico, per viaggiare dappertutto: tradotti in 16 lingue diverse, vengono rappresentati in 45 paesi. Da via Sistina n.129 passano Louis Armstrong, Burt Bacharach, Liza Minnelli, Dionne Warwick, Woody Allen. Tra gli artisti italiani, tutti i più grandi attori recitano al Sistina: Marcello Mastroianni, Aldo Fabrizi, Walter Chiari, Gino Bramieri, Johnny Dorelli, Paolo Panelli, Bice Valori, Gigi Proietti, Enrico Maria Salerno, Gloria Guida, Mariangela Melato, Enrico Montesano, per arrivare ai più recenti Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea, Massimo Ghini, Vittoria Belvedere, Rosario Fiorello, Massimo Ranieri, Paolo Conticini. 

Dal 2013, Massimo Romeo Piparo ha in mano la direzione del Teatro Sistina. Della sofferenza del suo teatro in tempi di pandemia ci ha a lungo parlato. Ma oggi è un giorno di festa per la città di Roma. Il tempio della commedia musicale riapre le sue porte. E ci piace pensare che Pietro Garinei, dalla sua stanza verde immersa in un tempo-non tempo, prenda la sua sottile penna per scrivere all’amico di sempre”: «7 dicembre 2021. Caro Sandro, il nostro teatro non morirà mai». 

 

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Il Messaggero