Diciassette interpreti, un liceo, due diverse epoche storiche, quattro settimane di repliche. Ecco alcuni numeri che caratterizzano lo spettacolo Le belle notti, scritto da Gianni...
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Le ansie, le paure e gli innamoramenti, uniti all’eccitazione crescente per l’atto di ribellione che li vede protagonisti, a mano a mano cementano il gruppo. Nel secondo atto invece, attraverso un simbolico salto temporale, il liceo resta lo stesso, ma a cambiare sono gli anni presi in considerazione. I protagonisti ora sono inseriti nel 2000: altri non sono che i figli degli occupanti di quel dicembre del ’69, ma descritti nell'epoca dell’omologazione apparentemente immobile e pacificata dei giorni nostri.
«Io sono Amedeo – commenta Filippo Laganà – che spinto dal padre crede di voler fare il calciatore, ma in fondo non ha altra preoccupazione se non quella di trovare una televisione che gli faccia vedere il derby: non può certo rischiare di perdersi la vittoria certa della magggica». L’Amedeo del 1969 è uno sfegatato tifoso della Roma, quello del 2000 continua a seguire il calcio, sebbene scegliendo il colore opposto della maglia...
Filippo, figlio di Rodolfo Laganà, ha deciso di seguire le orme del padre da quattro anni («prima pensavo di fare lo chef, ma un’allergia alle mani mi ha spinto a cambiare idea»). E ora, ventiduenne, sente che ha trovato la sua strada: fare l’attore. «Papà ha sempre insistito, ma più mi proponeva di recitare e meno accettavo. Invece ora sono davvero orgoglioso di fare questo lavoro e questo spettacolo. Siamo in scena per ben quattro settimane. Occupiamo il teatro!».
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Il Messaggero