Storie pazzesche, dall'Argentina un catalogo nero e esilarante di follie. Produce Almodovar

Storie pazzesche, dall'Argentina un catalogo nero e esilarante di follie. Produce Almodovar
​Il cinema si è ispirato spesso ai dieci comandamenti o ai sette peccati capitali Nessuno però aveva ancora dedicato tutto un film al più sgradevole, pericoloso, socialmente...

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​Il cinema si è ispirato spesso ai dieci comandamenti o ai sette peccati capitali Nessuno però aveva ancora dedicato tutto un film al più sgradevole, pericoloso, socialmente imbarazzante (e tragicamente diffuso) dei nostri vizi: l'ira, la collera, più volgarmente la rabbia.




Eppure l'ira, da non confondere con l'odio (più meditato) o con la sete di vendetta (più lucida e mirata), a differenza di altri vizi non conosce età. E attraversa epoche e culture trasformandosi per restare uguale a se stessa. Tanto da generare, da Achille in poi, forme sempre diverse di sfogo e di contenimento, in accordo con le convenzioni sociali e morali vigenti. Perché un conto era andare su tutte le furie nel Medioevo, poniamo, un altro perdere le staffe ai nostri tempi.



E qui entra in scena l'argentino Damian Szifron, classe 1975. Che in questi quattro episodi e un prologo, un poco diseguali ma nell'insieme abbastanza irresistibili (dunque da svelare il meno possibile, esplora altrettanti volti contemporanei dell'ira). Colpendo con particolare efficacia quando mette in gioco la dimensione in cui oggi siamo tutti immersi 24 ore al giorno, cioè la Tecnica.



Non a caso i due episodi migliori si svolgono a bordo di un aereo e di un'automobile in avaria; e il personaggio che tutti ricorderanno uscendo dal cinema, non solo per la bravura dell'attore, è l'ingegner Ricardo Darìn, esperto in demolizioni.



Mentre il (ri)sentimento più diffuso, oggi che lo scarto tra le potenzialità virtualmente illimitate offerte a ciascuno di noi, e le possibilità concrete di realizzazione, si allarga senza rimedio ogni giorno, è naturalmente la frustrazione. Coniugata a quel meccanismo a identificazione garantita che potremmo definire “E se...”.



E se un giorno ne avessimo le scatole piene di pagare multe impossibili a funzionari arroganti protetti dai loro sportelli? E se dopo aver insultato un automobilista lento e dispettoso su una strada deserta bucassimo una gomma per ritrovarcelo davanti, grosso e minaccioso? E se una sposa scoprisse gli altarini del marito in piena festa di nozze?



Seguono sviluppi che una volta avremmo detto catastrofici e oggi etichettiamo sbrigativamente come pulp. Dimenticando che dai Mostri di Dino Risi, 1963, fino al collettivo I nuovi mostri, 1977, i film a episodi sono stati una specialità del cinema italiano (ma ce n'è di geniali anche nella nouvelle vague). Ora li rifanno gli argentini con Almodóvar come produttore e finiscono addirittura in concorso a Cannes. Dove magari non vincono premi, ma riportano il cinema a quel gusto sanguigno e plebeo di una volta che sotto Natale è una vera benedizione.



Storie pazzesche

Grottesco, Argentina-Spagna, 122'


di Damián Szifron, con Ricardo Darín, Oscar Martínez, Leonardo Sbaraglia, Erica Rivas, Rita Cortese, Julieta Zylberberg

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Il Messaggero