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Si parte da lì, da dove il mito è iniziato. Quasi quarant’anni fa Steve Jobs e Steve Wozniak fondavano la “Apple” e oggi, proprio dal garage-leggenda in cui i due custodivano i loro prodotti finiti, - la storia secondo cui nel box della villetta al numero 2066 di Crist Drive, a Los Altos, San Francisco, sarebbero stati progettati alcuni computer è stata invece recentemente sfatata - sono cominciate le riprese del film dedicato al defunto imprenditore statunitense.
A battere il primo ciak è stato Danny Boyle, sostituto di David Fincher, a cui originariamente doveva spettare la direzione del lungometraggio, intitolato semplicemente “Steve Jobs”. Agli ordini del regista di “Trainspotting” ha iniziato a lavorare un cast di attori di tutto rispetto, confermato ufficialmente dalla “Universal”, produttrice della pellicola: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen e Jeff Daniels.
A interpretare Jobs sarà proprio Fassbender, noto per le sue intense prove in “Bastardi senza gloria” e “Shame”, scelto dopo i rifiuti eccellenti di Christian Bale e Leonardo di Caprio. Rogen invece vestirà i panni di Wozniak mentre a Daniels e alla Winslet verranno assegnate rispettivamente le parti di John Sculley, CEO della “Apple” dal 1983 al 1993, e di Johanna Hoffman, ex responsabile marketing di “Macintosh”.
La cura della sceneggiatura è stata affidata a Aaron Sorkin, autore dello script di un altro film incentrato sulla figura di un genio informatico americano, quel “The Social Network” che raccontò l’ascesa di Mark Zuckerberg, che recentemente aveva ricordato come “Steve Jobs” non potesse essere considerato un vero e proprio biopic ma un “qualcosa di molto differente”, il racconto di “un ragazzo affascinante, circondato da persone affascinanti”.
Di poco successivo allo “Jobs” diretto da Joshua Micahel Stern e interpretato da Ashton Kutcher, non proprio un grande successo, il film della “Universal” si dividerà in tre macro-tronconi narrativi, ciascuno legato a uno delle creazioni più importanti dell’imprenditore nato a San Francisco: il “Mac”, il “NeXT” e l’”iPod”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero