Stefano Bollani al Parco della Musica a Roma: «Niente scaletta, sono il jukebox del piano jazz»

Il 31 luglio all’Auditorium il concerto “Piano solo” del jazzista che chiude la stagione estiva dell'accademia di Santa Cecilia: «Si parte con i brani del mio ultimo album “Blooming”, poi sceglierà il pubblico e improvviserò»

Il pianista milanese Stefano Bollani, 50 anni
In un’estate romana di concerti kolossal, dove spesso la musica cede il microfono agli effetti speciali, il concerto con il suo “Piano solo” suona quasi come una...

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In un’estate romana di concerti kolossal, dove spesso la musica cede il microfono agli effetti speciali, il concerto con il suo “Piano solo” suona quasi come una sfida. «È semplicemente un omaggio all’arte dell’improvvisazione, un invito a vivere nel presente e a godersi un qualcosa che succede in quel momento e basta», spiega il pianista milanese Stefano Bollani, 50 anni (compositore, cantante, scrittore, attore teatrale, umorista e showman televisivo) ospite della Cavea del Parco della Musica il 31 luglio alle 21 per l’evento finale dell’Estate di Santa Cecilia.

CAROSONE

Un viaggio lungo la tastiera tra gli standard del jazz, le melodie brasiliane fino a Carosone o le canzoni della tradizione folk. La scaletta «nasce lì per lì» e il pubblico è chiamato ad arricchire il repertorio come davanti a un jukebox: «Uno dei ricordi più divertenti risale a una serata in Canada», racconta, «quando uno spettatore, durante questo gioco d’improvvisazione, mi suggerisce un brano del suo Paese. Che naturalmente non conosco. E mentre cerco di guadagnare tempo per inventare un qualcosa che abbia senso, dalla platea si alza un signore con un violino e comincia a suonare, per darmi la traccia. Indimenticabile».

Niente scaletta, nessun accompagnamento... Ma i telefoni ci saranno? O verranno “imbustati” come è successo al concerto di Dylan?

«No, no, noi non abbiamo bandito i telefoni. Ma non critico in nessun modo la scelta di Dylan. Anzi, sono convinto che alzi lo standard dell’ascolto. Quando me l’hanno raccontato ho pensato che ha fatto bene, perché ha ancorato il pubblico alla musica. È una decisione drastica che potrebbe creare un varco, diventare un modello. Vediamo».

Adatto a qualsiasi concerto?

«Nel mondo della musica classica succede di rado vedere persone con gli smartphone a filmare ogni istante. Ma in tutti gli altri eventi, spesso si finisce per trascurare le emozioni che ti arrivano in quel momento, per confezionare immagini da condividere online. Un peccato».

Mentre impazza la stagione delle mega tournée, lei se ne va in giro con il suo piano. Quali sono i punti di forza dei suoi live?

«Io credo che il fascino dell’improvvisazione nasca proprio dalla sensazione di stare nel presente. Dal piacere di sentire musica che viene creata in quel momento. È un po’ come vedere un artigiano al lavoro. O un romanziere mentre scrive».

Ma è vero che la scaletta non c’è?

«Qualcosa in mente ce l’ho. Parto dal mio nuovo album, Blooming, dalle musiche che ho composto per Il Pataffio, il film di Francesco Lagi, ma molto dipende da cosa mi suggerisce il pianoforte».

Il pianoforte?

«E sì, perché è diverso ogni sera. Ci sono delle tastiere che ti fanno venire voglia di interpretare un brano morbido, altre che richiedono piglio. Alcuni strumenti suonano meglio nella parte acuta, altri no. E quindi mi oriento verso un repertorio che valorizzi le caratteristiche dei tasti che ho tra le mani. Ma molto dipende dall’aria che tira».

Un esempio?

«Intercettare il pubblico, l’atmosfera, le aspettative. Per cominciare ho scelto Blooming, tutti brani nuovi, molti intimi, in cui io esco allo scoperto. E poi tocca al pubblico. Canzoni napoletane, Nino Rota, Brasile. Li smonto e li rimonto. Come succede in tv».

A proposito di tv, quando riprende la trasmissione “Via dei Matti numero 0”, su Rai 3, che conduce con sua moglie Valentina Cenni?

«Siamo contentissimi perché a settembre parte la terza edizione. E riprendiamo a raccontare alle persone quanto è bella musica. La soddisfazione più grande, quando un papà mi ha raccontato che suo figlio ha cominciato a suonare il clarinetto dopo aver visto il programma». 

Progetti? Sogni?

«Il tour di “Piano Solo” e poi la televisione mi terranno molto impegnato, ma vorrei continuare a comporre per il cinema. Quello sì che è un sogno».

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Il Messaggero