Trovati gli eredi di Vivian Maier, l’enigmatica fotografa di strada che si guadagnava da vivere facendo la bambinaia: al termine di un lungo lavoro di ricerca genealogica,...
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Vivian aveva sempre vissuto sola: mai sposata, senza figli né amici stretti che potessero dirla di averla conosciuta a livello personale. Tre anni di ricerche tra archivi locali e parrocchiali hanno ricostruito un albero genealogico con rami in Francia, Slovacchia, Austria e Ungheria. Spetta alla Cook County Probate Court dell’Illinois, a cui si sono rivolti i cugini, stabilire se il diritto all’eredità esiste. Un’udienza è fissata il 17 luglio e c’è un ostacolo da sciogliere: capire se Carl, il fratello di Vivian morto in manicomio in New Jersey, abbia avuto figli.
La richiesta dei cugini, di cui dà notizia il Chicago Tribune, è l’ultimo sviluppo in una saga che ha catturato l’immaginazione del mondo dell’arte da quando le foto della Maier sono state riscoperte, facendo della nanny una star alla Diane Arbus.
Eccentrica, molto intellettuale, feroce nelle sue opinioni ma anche intensamente gelosa della privacy, Vivian, che era nata nel Bronx nel 1926 da madre francese e padre austriaco e cresciuta in Francia, aveva scelto di fare la tata prima a New York e poi a Chicago per dar spazio alla passione della fotografia. Finita in povertà, praticamente in mezzo alla strada, fu salvata da tre «ex bambini» che erano stati affidati alle sue cure. La nanny-fotografa morì in casa di riposo credendo che le sue pellicole - in vita ne sviluppò pochissime - fossero ancora rinchiuse in scatole lasciate in un magazzino che era stato confiscato per mancato pagamento dell’affitto.
Protagonista di un documentario, "Alla ricerca di Vivian Maier" candidato agli Oscar nel 2015, Vivian scattava con la Rolleiflex comprata nel 1952 mentre accompagnava i ragazzini della Chicago-bene al parco o a fare compere. In vita la Mary Poppins/Diane Arbus non aveva mai mostrato quasi a nessuno il frutto del suo lavoro, riscoperto e fatto conoscere da un agente immobiliare, John Maloof, che acquistò i negativi da una casa d’aste e che, inizialmente senza frutto, cercò di proporli a musei e gallerie negli Usa. Senza darsi per vinto, Maloof aveva poi stampato lui l’incredibile produzione, ma siccome Vivian non aveva firmato nessuna liberatoria, il copyright sulla riproduzione delle sue opere spetta per legge agli eredi fino a 70 anni dalla morte.
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Il Messaggero