«Il nostro disco? È fighissimo». Risposta all’unisono quella dei Soul System per il loro primo album di inediti. “Back to the future”, in...
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«Le idee nascono da tutti. Senza un ordine e senza alcunché di programmato. Andiamo a sensazione». Dal soul al funky alla dance-pop, dall’hip hop alla R&B, ai ritmi africani delle congreghe evangeliche. Una fusione perfetta di generi che sconfinano nella loro energia insaziabile e contagiosa. «Undici pezzi che hanno vita propria, in cui ci siamo messi letteralmente in gioco, creandoli dal nulla». Brani che rispecchiano la sinergia che c’è all'interno della band: allegri e goderecci, dal suono orecchiabile e dai groove esplosivi. Tra questi, il pezzo scritto con Lorenzo Fragola e Lidny Robbins. «A noi piace sperimentare. Attingiamo da tutto, senza escludere nulla». Pezzi nel mood anni ’90, cui si ispirano, ma rivisitati e ricontestualizzati in chiave moderna. «La musica è il nostro comune denominatore. Per il resto è integrazione multiculturale, dove non è importante se si è bianchi, neri o gialli. La diversità è una risorsa e non un limite».
La parola Sanremo? «Non sarebbe male tornarci, come ospiti. Così almeno ci salviamo in corner con le nostre canzoni in inglese». Ridono. «Anche perché l’ultima volta a XFactor che abbiamo provato a cantare in italiano, ci hanno eliminato». La canzone era “E la luna bussò” di Loredana Bertè. «E pensare che avremmo voluto cantare “T’appartengo” di Ambra Angiolini».
Un consiglio ai concorrenti della nuova edizione di X Factor? «Determinazione e costanza. Per la serie: lavora e veloce. Se noi non avessimo studiato tanto, non saremmo qui. E di non dimenticare di essere sempre se stessi. Il pubblico si accorge di tutto».
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Il Messaggero