Sofia Ravello lancia su Spotify il suo primo brano “Meglio senza”

Sofia Ravello
Seduta sulla sedia, ginocchia al petto, lo sguardo in camera a sollecitare attenzione - e complicità - dell’osservatore, a volte fintamente distratto a cercare forse...

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Seduta sulla sedia, ginocchia al petto, lo sguardo in camera a sollecitare attenzione - e complicità - dell’osservatore, a volte fintamente distratto a cercare forse il “nascondiglio” di cui parla. Anzi, canta. Figlia d’arte - il padre è il regista Rolando Ravello, autore di Immaturi, E’ per il tuo bene, Tutti contro tutti etc. - Sofia Ravello, 21 anni, studentessa romana al secondo anno del corso di laurea in Musica Elettronica presso il St. Louis College of Music, ha lanciato su Instagram, SoundCloud e Spotify il suo primo brano, Meglio senza, di cui è autrice e interprete, utilizzando così i giorni di quarantena per dare corpo a un progetto cui pensava da tempo. Insieme a lei nell’impresa, altri compagni di studio: il produttore Lorenzo Placidi, anche lui studente al St. Louis, per la creazione del beat, e Francesco Fedele, che si sta formando al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, per la veste grafica dell’immagine di copertina.


La collaborazione a distanza ha reso possibile l’uscita del brano su assenza e isolamento, temi caldissimi di questi tempi. «Ho iniziato a studiare chitarra alle medie - dice Sofia Ravello - ed è lì che ho capito che, in realtà, quello che volevo fare era cantare. Scrivo canzoni da cinque anni, sono timida e critica con me stessa, ora però sento di aver trovato la strada giusta. Il video è “fatto in casa”. Mi sono messa nella mia camera, ho fatto le riprese con il cellulare, mi sono occupata del montaggioi». Proprio la “vicinanza” con i compagni è stata la chiave per realizzare il progetto. «Credo che sia fondamentale lavorare con altri, condividere». E così prepara l’album. «Entro due-tre settimane pubblicherò un nuovo brano, a fine anno il primo album. Le mie sono canzoni intime, alcune dolci, altre rabbiose. Intanto studio elettronica. Saper cantare non basta». 
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Il Messaggero