Giovanni Canton (Silvio Muccino) è un carismatico trainer motivazionale, uno che promette di cambiarti la vita, di farti vivere pienamente i tuoi desideri, ma alla fine qualcosa...
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Cosa succede nella commedia romantica a firma Silvio Muccino? Canton, giovane, brillante e smart, decide di dimostrare pubblicamente la veridicità delle sue teorie organizzando un concorso. Vengono scelte tre persone che, grazie alla sua capacità di trasformare, diventeranno in soli sei mesi totalmente soddisfatte di aver realizzato i loro più sfrenati desideri.
A entrare in questo terzetto, la single Matilde Silvestri (Nicole Grimaudo), 32 anni, innamorata di un uomo sposato (Luca Ward), per giunta suo capo. Obiettivo di Matilde, diventare domina del suo sadico boss. E ancora Ernesto (Maurizio Mattioli), oltre 60 anni e 120 chili, senza lavoro e con a fianco un angelo: la moglie Maria. Terza ad entrare sotto le cure di Giovanni Canton, Luciana (Carla Signoris), sposata, con figli: del tutto anonima e segretaria di un importante vescovo, la donna ha una passione segreta. Scrive romanzi hard.
Il film, una produzione Medusa Film realizzata da Marco Belardi per Lotus Production, ha spiegato in
conferenza stampa Muccino, «è nato lentamente proprio con la scoperta di questa figura di life coach. Volevo fare una commedia romantica, ma che avesse anche un radicamento nel presente. Ho visto così un video di Anthony Robbins, un life coach che ha fatto la sua fortuna anche grazie alla crisi. Era una figura mai trattata dal nostro cinema che mi interessava trattare, una figura che confonde la maschera con l'umanità. Mentre, al di là delle maschere, c'è solo il sentimento che conta davvero».
«Il mio desiderio? Quello di tornare al cinema con un film che amo - ha sottolineato Muccino - come appunto questo. In realtà non ho mai fatto un nuovo lungometraggio senza crederci davvero, volevo però tornare dietro la macchina da presa con una storia diversa».
Per quanto riguarda la figura del Life Coach, «tutto dipende da come ti rapporti con lui che, secondo me, è una persona da non criticare troppo, né da farne un monumento. Amo fare il regista - ha aggiunto -, mi piace tutto del set, ma più di tutto i bravi attori. Quando sono davvero bravi, sono loro a far brillare il film».
Il significato del film? «Bisogna accettare le proprie fragilità. E comunque non indossare maschere da
super-eroi che nascondano le nostre imperfezioni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero