A cantare “White Christmas” e “Let It Snow” ci pensa pure Sergio Sylvestre. Stazza che non passa inosservata, tanto da valergli l'appellativo...
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«Volevo raccontarvi il Natale, intimo e divertente, così come è stato sempre per me e per la mia famiglia. È il primo senza mio padre. Proprio per questo, farò tesoro del suo consiglio più grande: essere felice!», racconta il cantante che oramai vive più Italia che in America. E proprio a lui dedica “Over the rainbow”, «canzone non proprio natalizia, ma che fischiettava in continuazione. La suonava a tutto volume. È il ritratto in musica di mio padre e questa è la prima volta che la canto. Spero possa sentirla lassù, da qualche parte oltre l'arcobaleno, ed essere orgoglioso di me».
Undici brani (i «gioielli», come lui li chiama) che saltano dal gospel al soul, a successi come “I Will Follow Him”, brano dei primi anni '60 riportato in auge grazie al film "Sister Act". Da “Oh Happy Day” a “Santa Claus Is Coming To Town”, “Have Yourself a Merry Little Christmas”, al medley di “Jingle Bells” e “Jingle Bell Rock”, alla sua versione di “Hallelujah”: tracce che con “Little Drummer Boy”, passano per i ricordi della sua infanzia. «È un brano della tradizione popolare americana. Una di quelle canzoni che mi porto dentro dai tempi della scuola. Una marcia ipnotica dal testo struggente».
Approfittando della presenza di “Let It Snow” nella tracklist, racconta: «Prima di arrivare in Italia non avevo mai visto la neve se non nei film. Non l’avevo mai toccata e non mi ci ero mai tuffato dentro. Ora ha per me tutto un altro significato! È il ritratto del Natale in famiglia». Come questo progetto, «che volevo da tanto tempo e con il quale spero di portare anche a voi un po' di serenità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero