E' stato un seguitissimo medley dei successi dello Zecchino d'Oro che festeggia i 60 anni, interpretati dal Piccolo coro dell'Antoniano, ad aprire la terza serata del...
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Con la sua intensa versione di Amara terra mia Ermal Meta ha vinti la serata in cui come da tradizione il festival si rilassa giocando con la storia della musica italiana. Serata che decreta anche l'eliminazione definitiva dei primi due Big, le coppie Nesli-Alice Paba e Raige-Giulia Luzi. Salvi Ron, Giusy Ferreri, Clementino e Bianca Atzei. Il valore aggiunto questa sera è Mika: prima di un'esibizione che sconfina nel musical, in cui dialoga con l'orchestra giocando a interpretarne in fraseggi, l'artista anglo-libanese lancia il suo messaggio arcobaleno, a favore delle diversità.
«Se qualcuno non vuole accettare tutti i colori del mondo e pensa che un colore è migliore e deve avere più diritti di un altro o che un arcobaleno è pericoloso perché rappresenta tutti i colori... Beh, peggio per lui. Questo qualcuno lo lasciamo senza musica», sottolinea, suggellando un festival che si conferma gay-friendly anche quest'anno e si apre ancora al mondo e alle sue tante sfaccettature, dando cittadinanza al dramma dei migranti come alle violenze domestiche, al messaggio contro il bullismo.
Se Maria De Filippi stasera osa di più nel look, prima con le mini applicazioni colorate e poi con il gioco delle trasparenze, e lancia il bacio in platea, Carlo Conti ironizza sulla caramella, gioca con le figlie d'arte Anouchka Delon e Annabelle Belmondo, ma entrambi lasciano più spazio alle canzoni. Nell'omaggio alle hit del passato, le scelte più azzeccate sono, accanto a Meta, quelle di Fiorella Mannoia, che emoziona con Sempre e per sempre di De Gregori, impreziosita da Danilo Rea al pianoforte, di Paola Turci che dà corpo a Un'emozione da poco di Anna Oxa, di Marco Masini che omaggia l'amico Giorgio Faletti con Signor tenente, di Sergio Sylvestre che si scatena con i Soul System al ritmo di Vorrei la pelle nera. Chiara sceglie Diamante di Zucchero, accompagnata dal maestro Pagani al violino, Al Bano preferisce Pregherò di Celentano, scelto anche da Francesco Gabbani con Susanna, Gigi D'Alessio interpreta Don Backy con L'immensità.
Michele Zarrillo canta Miguel Bosè con se tu non torni, Lodovica Comello (stasera di nuovo in look Violetta) si confronta con Mina e le sue Mille bolle blu. Convince meno Alessio Bernabei in Un giorno credi di Edoardo Bennato. De Gregori, il più omaggiato della serata, torna nella cover di Fabrizio Moro (La leva calcistica della classe '68, dedicata al figlio di 7 anni che appare in foto sullo sfondo). Elodie propone la sua versione di Quando finisce un amore di Cocciante, mentre in un festival senza band Samuel dei Subsonica sceglie una canzone dei Nomadi (Ho difeso il mio amore). A chiudere la carrellata, Michele Bravi con La stagione dell'amore di Battiato.
Nell'abituale copertina, Maurizio Crozza stasera fa papa Francesco («Siccome domenica ho mandato un video al Super Bowl, mi sembrava giusto salutare anche Sanremo, che se lo vedi tutto di 'ball' te ne vengono due super») e punge ancora il governo Gentiloni («è la cover del governo Renzi che a sua volta era la cover di Berlusconi, che a sua volta credeva di essere la cover di Rocco Siffredi»).
Lo spazio comico è affidato anche a Luca e Paolo, con un dialogo sulla paura, da Trump a Banca Etruria ai disastri di Roma. Interviene Maria: «Mi fanno paura gli uomini che non capiscono che amare una donna significa innanzi tutto amare la sua libertà».
La serata nostalgia si apre con il Piccolo Coro dell'Antoniano: Volevo un gatto nero, 44 gatti, Il Valzer del moscerino, Il caffè della Peppina, in un medley che per tutti un tuffo nell'infanzia e nella storia del pop.
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Il Messaggero