Sakamoto e Alva Noto alla maratona musicale che chiude il Festival Romaeuropa

Sakamoto a Alva Noto
Hanno scritto insieme la colonna sonora di “The Revenant” di Alejandro Gonzàles Inárritu, oltre a numerose altre opere sperimentali. Il premio Oscar...

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Hanno scritto insieme la colonna sonora di The Revenant di Alejandro Gonzàles Inárritu, oltre a numerose altre opere sperimentali. Il premio Oscar nipponico Ryuichi Sakamoto e il maestro di istallazioni sonore Alva Noto chiudono domenica 24 settembre la 34esima edizione del Romaeuropa festival all'insegna della sperimentazione dei nuovi linguaggi artistici e sonori e dell'esperienza percettiva legata all'arte.


Da New York e da Berlino, dove risiedono, i due compositori arrivano a Roma per una nuova performance che intreccia composizioni al piano e musica elettronica, a conclusione di un'edizione da record del Romaeuropa: oltre 73000 le presenze registrate durante i due mesi e mezzo di programmazione, 138 eventi e 636 repliche su 25 palcoscenici della capitale. Il gran finale è affidato a una maratona musicale.

A precedere il live serale di domani, infatti, un pomeriggio di grandi concerti all'Auditorium Parco della Musica di Roma: si parte alle 17 dal Teatro Studio Borgna con Chassol, pianista parigino ma di origini della Martinica che in breve tempo si è imposto come una delle più importanti novità del panorama musicale internazionale.

Il direttore musicale per icone electro-pop come Sebastian Tellier e Phoenix e consulente per il producer Frank Ocean; alle 18.30 si prosegue con Christian Fennesz, sperimentatore austriaco in grado di descrivere paesaggi intimi e sublimi mondi interiori in musica.

Tra i massimi esponenti dell'universo glitch, torna in scena con i visual di Lillevan per presentare il suo ultimo album Agorà nominato
Best New Album dalla rivista americana Pitchfork; alle 20 sul palco della Sala Sinopoli si esibisce Fatoumata Diawara, tra le artiste africane più influenti del panorama musicale contemporaneo grazie alla sua capacità di reinventare i ritmi veloci e le melodie blues della sua ancestrale tradizione Wassoulou attraverso una sensibilità istintivamente pop.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero