Saint-Exupéry, sulle ali del mito: 70 anni fa la morte dell'autore de "Il piccolo principe"

Saint-Exupéry, sulle ali del mito: 70 anni fa la morte dell'autore de "Il piccolo principe"
IL PERSONAGGIO Una vita avventurosa e breve. Una morte rimasta per anni un mistero. Un aristocratico, un pioniere dell’aviazione, capace di tracciare nuove rotte tra Europa...

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IL PERSONAGGIO
Una vita avventurosa e breve. Una morte rimasta per anni un mistero. Un aristocratico, un pioniere dell’aviazione, capace di tracciare nuove rotte tra Europa Africa e Sud America. Un giornalista, un inventore, uno scrittore famoso. Ce n’è abbastanza per fare di Antoine de Saint-Exupéry una leggenda. A farne un mito però, non sono le sue corrispondenze, né i suoi libri sull’epopea del volo (da Corriere del suda Volo di notte, da Terra degli uomini a Pilota di guerra e al postumo Cittadella). Ma un testo enigmatico e struggente, accompagnato da deliziosi disegni ad acquerello: Il Piccolo Principe. Un bestseller da 150 milioni di copie e 275 edizioni in altrettante lingue (in Italia è pubblicato da Bompiani). Ma anche la chiave di volta per avvicinarci all’uomo Saint-Exupéry, e al suo mistero, a 70 anni dalla scomparsa.

È il 31 luglio 1944. Lo scrittore tornato al suo gruppo di ricognizione 2/33 delle Forze Alleate dopo un soggiorno di due anni a New York (è qui che il 6 aprile 1943 viene pubblicata la sua favola metafisica), decolla dalla base militare di Borgo, in Corsica, direzione Lione, con un Lockheed P-38. Non farà più ritorno. «Sembrerò morto, e non sarà vero...» dice il Piccolo Principe all’aviatore. Il corpo dello scrittore non è mai stato ritrovato. Né il relitto dell’aereo, individuato a sessanta metri di profondità al largo di Marsiglia, nel 2004, né le successive dichiarazioni del pilota tedesco, ormai ottantenne, che lo abbatté (ironia della sorte, era un appassionato lettore di Saint-Exupéry) offriranno altre certezze. C’è chi ha ipotizzato un suicidio. «Ma forse Antoine ha solo trovato il suo pianeta luminoso tra le stelle».
È Peter Sís, vincitore nel 2012 dell’H.C. Andersen Award, a chiudere così la biografia illustrata dedicata allo scrittore francese, appena uscita per Adelphi (Il pilota e il Piccolo Principe, 18 euro). Ripercorrendone la vita e il mito con i suoi inconfondibili disegni.

È a Lione, il 29 giugno 1900, che nasce Antoine, «il bambino dai capelli d’oro», proprio come il Piccolo Principe. «Per il mondo è un periodo di entusiasmanti scoperte. Vengono inventate cose che la gente fin lì ha solo sognato - comprese le macchine volanti», scrive Sís. Ed è il volo la fascinazione, il sogno di quel bambino, figlio di un visconte e di una pittrice, che passa le sue estati a giocare con i fratelli nel castello di Saint Maurice de Remens.

L’aviazione è agli inizi, ma piloti come Wilbur Wright e Louis Blériot sono miti viventi. Antoine vuole volare. A 12 anni corre in bicicletta al vicino campo di Ambérieu-en-Bugey e sale per la prima volta su un aereo insieme al collaudatore. Un imprinting: da quel momento sa cosa farà da grande. Ventunenne, prende il brevetto di pilota a Strasburgo, nel 1926 viene assunto dalla Compagnia Latécoère-Aéropostale e inizia i suoi vagabondaggi aerei: migliaia di chilometri per trasportare la posta. Da Tolosa in Spagna, da Tolosa a Dakar, sorvolando deserti, solo tra le nuvole, in biplani aperti, dove si gela dal freddo, dove si vede l’infinito.
Poi, nel 1930, eccolo a Buenos Aires, direttore dell’aereo postale Argentina-Francia. Sono gli anni fervidi di volo e di scrittura, gli anni dell’amore per Consuelo Suncìn-Sandoval Zecena de Gòmez, pittrice surrealista, che sposerà. L’epopea dell’Aéropostale finisce, Saint-Exupéry è un pilota famoso e uno scrittore di successo. Ma non smette di volare. Vuole stabilire un nuovo record di velocità da Parigi a Saigon. Il 30 dicembre 1935 precipita nel deserto libico: vagherà per giorni, prima di essere soccorso da una carovana di nomadi. Non è forse tra le dune che l’io narrante del Piccolo Principe, l’aviatore caduto con il suo aereo, incontra il bambino che viene dall’asteroide B612? È nel deserto che il principe gli parla della sua rosa capricciosa e fragile, che scopre l’amicizia grazie alla volpe. «Non si vede che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi»...


Sì, Il Piccolo Principe è quasi un’autobiografia dell’anima. Sabbia, stelle, silenzio. Un volo in solitario lontano da due insensati conflitti mondiali. Lontano da quell’umanità (nel libro il re, il vanitoso, l’ubriacone, l’uomo d’affari, il geografo) che non si chiede «se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora ha, sì o no, mangiato una rosa». Perché, ed è l’ultima frase della fiaba, «i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero