Il ciak viene battuto e la storia prende vita. Decine di figuranti galoppano sul dorso di cavalli. Le tuniche rosse strette da cinture in pelle echeggiano missioni da guerrieri....
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Tutt'intorno la spettacolarità della natura incontaminata puntellata di monumenti dall'orgoglio millenario. La suggestione del lago cristallino, la vertigine di un precipizio. Quando l'archeologia offre la sponda al grande cinema, sulle tracce del primo Re di Roma. Siamo nel cuore del parco archeologico e naturalistico di Vulci (nel comune viterbese di Montalto di Castro), che in questi giorni fa da perfetta scenografia al grande set di Romulus, l'attesa serie di Matteo Rovere prodotta da Sky, Cattleya e Groenlandia, nata sulla scia del successo cinematografico de Il primo Re.
Senza trucchi nè effetti speciali, qui la storia si respira con l'aria. Ne sanno qualcosa alla produzione visto che Vulci è stata scelta per ambientare alcune delle scene più epiche di una vicenda che affonda le radici a otto secoli prima di Cristo. Un paesaggio genuino, praticamente intatto dall'epoca etrusca, per evocare la nascita di Roma. «A leggere il copione eravamo rimasti entusiasti di alcune scene incredibili a precipizio sull'acqua e abbiamo verificato se nel Lazio potevano esserci location adatte - ricordano dalla produzione durante le riprese - Poi abbiamo visto Vulci e l'abbiamo scelta subito. Perché quel precipizio sull'acqua ci restituiva un'immagine potentissima, perfetta per la nostra scena epica».
Il cast al completo è entusiasta. I protagonisti Andrea Arcangeli, Marianna Fontana, Francesco Di Napoli, i registi Matteo Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale. «È stato scelto Vulci proprio per la bellezza del precipizio e del lago, e per il Tumulo della Cuccumella, tutte location perfette per le scene di Romulus», dice l'archeologo Carlo Casi direttore scientifico della Fondazione Vulci. «La Cuccumella - spiega lo studioso - è un monumentale tumulo risalente alla fine del VII, inizio del VI secolo a.C. È il più grande monumento funerario etrusco che si conosca».
«È la somma di tutte le caratteristiche descritte in sceneggiatura - aggiungono i cineasti - Siamo stati fortunati - raccontano - Da subito abbiamo avuto con il Parco di Vulci e con la Soprintendenza dell'Etruria meridionale un ottimo rapporto collaborativo e siamo stati supportati su qualsiasi esigenza inerente la preparazione e le riprese. Bei posti e belle persone, che si può chiedere di più?». Vulci conquista il cinema. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero