Roma, arriva la mostra sui Pink Floyd: dal 19 gennaio al Macro

In un'atmosfera piuttosto caotica, Nick Mason e Roger Waters hanno inaugurato oggi al Macro di Roma «The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains», la mostra...

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In un'atmosfera piuttosto caotica, Nick Mason e Roger Waters hanno inaugurato oggi al Macro di Roma «The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains», la mostra dedicata alla storia dei Pink Floyd che aprirà i battenti venerdì 19 gennaio e rimarrà aperta al pubblico fino al primo luglio. Al tavolo con Mason e Waters anche la sindaca Virginia Raggi e il vicesindaco con delega alla Cultura Luca Bergamo e Innocenzo Cipolletta, commissario del PalaExpo. 

L'atteggiamento dei due protagonisti rispetto alla mostra è molto diverso: Nick Mason, che è una persona molto affabile, ha fatto da consulente, Roger Waters l'ha visitata per la prima volta ieri: a quella di Londra, che al Victoria & Albert Museum è stata visitata da 400 mila persone, ha solo partecipato alla presentazione alla stampa. E oggi a Roma ha detto: «Mi sembra un miracolo tecnologico, ma sinceramente non mi interessano molto la nostra eredità e il nostro passato, mi interessa il presente, sono un uomo ancora relativamente giovane e penso di avere tanto lavoro davanti a me. Sarò in tour per due anni (in Italia verrà a luglio per due concerti, l'11 a Lucca e il 14 a Roma al Circo Massimo) e ho pubblicato un nuovo album. Sono molto più concentrato sulla questione dei diritti umani. 
Non c'è niente di sbagliato in questa mostra che coinvolge tanta gente, ma a me sinceramente non interessa, sono molto più interessato a me e a voi, mi coinvolge il tema degli uomini come individui. L'uomo esiste sulla Terra da 150-100 mila anni ed è accertato che sia apparso per la prima volta in Africa, dunque siamo tutti africani» ha aggiunto tra gli applausi. Nel salone del Macro, proprio sopra il tavolo degli ospiti, troneggiava uno degli enormi pupazzi gonfiabili usati durante il tour di «Animals». «Quella tournée del 1977 per noi è stata fondamentale perché per la prima volta abbiamo cominciato ad avere un approccio spettacolare» ha spiegato Nick Mason che, come aveva già fatto in novembre, quando era venuto a Roma a presentare l'evento, ha ricordato che in fondo «questa mostra è nata in un modo molto meno premeditato di quanto possa pensare.

Questo format non è fatto per essere stabile: sicuramente allo sviluppo della mostra sui Pink Floyd ha contribuito il successo di quelle dedicate a David Bowie e ai Rolling Stones, ma quello che spero è che i giovani ricavino dal viaggio nel nostro passato una lezione utile per costruirsi una propria strada». Replica Waters, che ribadisce il suo legame con l'Italia, creato dal fatto che il padre, il cui corpo non è mai stato ritrovato ma potrebbe trovarsi nei dintorni di Aprilia, è morto durante lo sbarco di Anzio: «La mia ossessione è entrare in empatia con gli altri. Non si può vivere in uno stato di guerra permanente: io abito negli Usa e la maggior parte delle tasse che pago viene investita in guerre. Ecuador, Siria, Palestina, se smettessimo di concentrare tutta la nostra attenzione sulle foto dei telefonini potremmo dedicarci anche ad altro: per esempio a renderci conto che ormai siamo in presenza di un proto fascismo».


Quanto a 'Their Mortal Remains', più che una mostra è un'esperienza, un gioiello tecnologico perfettamente in linea con la storia dei Pink Floyd che rappresentano storicamente il simbolo del connubio tra musica e tecnologia all'avanguardia. Basta pensare all'ultima sala dove si ascolta, con una tecnica di riproduzione e missaggio quasi del futuro, l'ultimo concerto della band riunita, quello di Hyde Park per il Live 8, nel 2005. Ci sono strumenti musicali da collezione, pedaliere, tastiere, sintetizzatori, video in cui i componenti della band raccontano la nascita dei brani più celebri, parti degli allestimenti scenici, in un percorso musicale che parte dagli anni della psichedelia con Syd Barrett, ricchissimo e arriva fino al periodo in cui, come oggi, le strade di David Gilmour e Roger Waters si sono separate. C'è naturalmente uno spazio dedicato alle performance italiane, da quella leggendaria del Piper nel 1968 alle esperienze negli studi di registrazioni romani per la colonna di «Zabriskie Point» nel 1969, fino a Pompei nel 1971 e al concerto (all'epoca trasmesso in diretta tv, in Italia da Rai1, per un'audience di 100 milioni di persone) nel 1989.​
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Il Messaggero