Roma, Piazza del Popolo fra sogni, mani e sorrisi per 130 metri d'arte

(Foto di Nicola Dalla Mura/ Ag.Toiati)
Un piccolo esercito di ragazzi e ragazze ha conquistato piazza del Popolo, ieri, per dare vita a una mostra unica. E, perfino, battere un record. Sono passati esattamente...

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Un piccolo esercito di ragazzi e ragazze ha conquistato piazza del Popolo, ieri, per dare vita a una mostra unica. E, perfino, battere un record. Sono passati esattamente trent'anni, da quando, nel 1986, Carlo Riccardi impacchettò l'obelisco in piazza con una tela di ottanta metri e, ieri, l'artista, che festeggerà novant'anni il 3 ottobre, è tornato a firmare una maxi-incursione d'autore, stavolta con un intervento di centoquaranta metri di tela dipinta. Anzi, tele. Invece di cucirle una all'altra, le opere sono state tenute insieme da un girotondo di persone. Non una scelta casuale. Il titolo dell'opera è, infatti, Diamoci una mano. Obiettivo dell'installazione/performance, sorprendere ancora una volta gli sguardi, risvegliare i passanti all'attenzione per il Bello e, perché no, superarsi. Su tutto, mandare un messaggio di pace. «Artisti, fotografi, noi tutti - il suo appello - diamoci una mano, facciamo le olimpiadi della cultura». Così, intorno alle 18.30 Riccardi ha diretto i movimenti dei giovani, disponendoli quasi come cavalletti viventi a costruire una passeggiata nella Roma di ieri e di oggi. All'ombra dell'obelisco, ha mostrato piazza San Pietro gremita di fedeli, lo skyline di palazzi storici e cupole, Palazzo Farnese infiorato, piazza Navona, il Circo Massimo con le bighe, la Porta Santa e tante mani, aperte, come simbolo di unione. A stringersi intorno a lui, la moglie Simonetta, il figlio Maurizio e tanti amici artisti pronti a sostenere l'appello, dallo scultore Ignazio Colagrossi al regista Giovanni Brusadori - «Una volta mi ha fatto portare una sua tela lunga trenta metri a San Pietroburgo - racconta - è stato bellissimo» - da Maurizio Ayò a Giuseppe Ianni, creatore, pietra su pietra, del Presepe dei Netturbini. Senza dimenticare fotografi, suoi colleghi o discepoli, modelle, giovani artisti e un corteo di curiosi decisi a non perdere l'occasione di selfie unici con opera e autore. I più fortunati sono riusciti ad ascoltare qualche aneddoto di una vita fuori dal comune. Paparazzo - è stato il primo a fotografare Greta Garbo giunta in Italia - Riccardi è stato amico di Fellini, Totò e molti grandi della Dolce Vita. Tra i suoi ricordi monumentali, pure una maxitela donata a Giovanni Paolo II srotolata nella Sala Nervi.


Come è nata l'idea? «Quarant'anni fa Christo ha iniziato a impacchettare edifici - racconta - io l'ho rifatto, ma da pittore». Riccardi costruisce così il suo monumento a Roma e, tela dopo tela, metro dopo metro, lo porta in giro per il mondo. Per ricordarci come eravamo e come potremmo essere.

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Il Messaggero