Annunciato da mesi di rumors (e non poche polemiche), è stato ufficializzato oggi Giorgio De Finis come nuovo direttore del Macro di Via Nizza. In una conferenza stampa...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Lo spirito resta quello della sperimentazione al Mann: il Macro, spazio istituzionale, apre le porte «a chiunque faccia pratica artistica» e dove «ripensare l'incontro tra gli artisti e la città» per un «sistema dell'arte contemporanea» di Roma, annuncia Luca Bergamo, vicesindaco e assessore alla Crescita Culturale, che spiega: «De Finis non è il direttore del museo, ma il curatore artistico del progetto», replicando circa un eventuale mancato bando di assegnazione per la guida dello spazio. «Sono stato invitato a fare me stesso, non a dirigere il Macro - aggiunge l'artista curatore - Cioè a fare quello che io ho inventato e per il quale sono l'unico competente. Se ci fosse stato un concorso, non mi sarei proprio presentato».
Per Bergamo si tratta di una nuova «ripartenza» (dopo i tanti progetti illustri di direttori storici, Eccher, Barbero, Pietromarchi, Campitelli, Pirani) del museo disegnato da Odile Decq negli ex stabilimenti Peroni, che dal primo gennaio passa alla gestione dell'Azienda Speciale Palaexpo (lasciando l'ala della Sovrintendenza capitolina) e che al momento vanta una sola mostra nella sua accezione classica del termine, quella sui Pink Floyd dal 18 gennaio a giugno. Per i mesi estivi si parla di iniziative da mettere in campo per l'Estate Romana, fino all'exploit del Macro asilo, che con un lapsus, la presidente della Commissione Cultura Eleonora Guadagno, ha definito "nido".
Novità anche sul gemello Macro Testaccio. «Il Macro Testaccio smetterà di chiamarsi Macro. Si chiamerà Mattatoio», annuncia Bergamo. «Il Macro testaccio - spiega Bergamo - non sarà interessato» dal nuovo progetto. «Sarà più orientato a una parte performativa» del contemporaneo. «Smetterà di chiamarsi Macro. Si chiamerà Mattatoio», come in origine. «Stiamo lavorando su questo con i colleghi in giunta - prosegue - e per restituire all'intero complesso anche una forza urbanistica nella città», ovviando «allo spezzatino che si è fatto in questi anni». E sul futuro del Mamm che mal si rapporta con la politica del Campidoglio sugli edifici occupati (alla luce della lista della sindaca Raggi sugli edifici occupati abusivamente e i relativi sgomberi). «Ho più volte detto che è fortemente determinato dalla volontà della proprietà privata» dello stabile, dice Bergamo. «Ho avuto - spiega Bergamo - più incontri sulla possibilità di includere l'area dell'ex Fiorucci nel progetto che il Mibact vuole realizzare con Cerimant», spazio «adiacente» sempre dedicato al contemporaneo.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero