OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Sono stato innamorato in maniera viscerale di Roma. Poi, con il passare del tempo, mi sono sentito sempre più distante, quasi respinto e durante il tempo della pandemia, chiuso in casa a lavorare, ho trovato il mio centro di gravità nel mio quartiere, Montesacro. È vero, la città si è incattivita ma stasera, dopo anni, tornerò in centro per recarmi allo Stadio Palatino e sentire che aria tira nella mia città». Roberto Venturini – l’autore romano, classe ’83, de “L’anno che a Roma fu due volte Natale” (Sem Libri), stasera (dalle 21, ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria) sarà fra i protagonisti della serata conclusiva di “Letterature. Festival internazionale di Roma”, in programma allo Stadio Palatino, affiancato da Erri De Luca, Patrick McGrath, Stefano Massini e Cristina Morales. Ambientato sul litorale di Torvaianica, nel mitico Villaggio Tognazzi, Venturini – già vincitore del Premio Bagutta Opera Prima con “Tutte le ragazze di una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera” (Sem, 2017) – nel nuovo romanzo – giunto nella dozzina del Premio Strega 2021 - costruisce un affresco familiare in cui una madre, Alfreda, accumulatrice seriale senza possibilità di redenzione, vede apparire in sogno il fantasma di Sandra Mondaini, rievocando gli anni in cui il jet set culturale italiano si riuniva proprio su quel litorale.
«Torvaianica, per me, è un pezzo di cuore - afferma Venturini - Mio nonno ha comprato casa negli anni ’60 e paradossalmente, l’ho vissuta molto più d’inverno.
E così, fra ville disabitate e campi da tennis dimenticati, Venturini lascia scorrere in pagina le voci del passato e il ricordo, come una voce di risacca mentre Alfreda scivola nella demenza e fatalmente il rapporto genitoriale con il figlio, finirà per invertirsi: «I miei protagonisti sono nostalgici – continua Venturini - in un romanzo agrodolce che naviga nell’immaginario imposto dalla televisione, per la costruzione di un immaginario comune, enfatizzando le emozioni dei protagonisti dinanzi alla separazione delle salme di Sandra e Raimondo, con una ventata di grottesco». Ecco Alfreda, con le sue ossessioni da accumulo compulsivo, Marco, il volto della pubblicità del dado Knorr, Carlo, un pescatore dall’animo gentile e il transessuale Er Donna che ricade nella prostituzione dopo la fine di una relazione; Venturini compone una composita Armata Brancaleone, con pagine intrise di citazioni pop e pubblicità degli anni ’90 - a partire dai jingle della Coca-Cola - e ciò che sorprende in senso positivo è proprio la solidità della della prosa dell’autore romano che giocando sul filo dell’ironia, maneggia con cura questo romanzo multi-generazionale, dando vita ad un romanzo solido che è arrivato a un passo dalla cinquina del Premio Strega e probabilmente, avrebbe meritato una chance al Ninfeo.
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero