Caterina de' Medici, dark lady del '500

Caterina de' Medici dark lady del '500
«Per non essere sopraffatta ho imparato subito a passare inosservata…/… Intendo restare un enigma e portare con me il segreto». A parlare così...

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«Per non essere sopraffatta ho imparato subito a passare inosservata…/… Intendo restare un enigma e portare con me il segreto». A parlare così è Caterina de’ Medici nel ritratto offerto da Alessandra Necci nel suo nuovo romanzo di evocazione storica “Caterina de’ Medici. Un’italiana alla conquista della Francia” (Marsilio), presentato ieri pomeriggio a Palazzo Madama. «Una biografica brillante e non banale. Un esempio di divulgazione alta che semplifica senza banalizzare», ha specificato Stefano Folli, editorialista di Repubblica, che ha moderato l’incontro animato da Lavinia Biagiotti, presidente e Ceo di Biagiotti Group, da Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, da Claudio Strinati, storico e critico d’arte, arricchito dalle letture di Maria Rosaria Omaggio e aperto da un intervento della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. «Siamo felici di ospitare la pubblicazione di questo ritratto documentato ma non accademico di Caterina de’ Medici nel 500esimo anno dalla nascita. Quello di Alessandra Necci è uno sguardo limpido e accorto, alieno da distorsioni», ha voluto sottolineare la presidente del Senato. In particolare secondo l’autrice «Caterina de’ Medici ha una cifra enigmatica.

E’ la dark lady del Cinquecento, molto intelligente, camaleontica, duttile e capace di stare in bilico tra virtù e fortuna». Caterina de’ Medici è, infatti, una donna complessa, nota anche per aver portato la cultura italiana in Francia. Figlia di Lorenzo de’ Medici, nasce a Firenze nel 1519 - per questo è detta “la fiorentina” -, e arriva a Marsiglia nel 1533 per sposare il secondogenito del re Francesco I, Enrico di Valois. Grazie al suo incomparabile ingegno, è stata una delle figure più straordinarie del Cinquecento, il secolo del cambiamento. «Alessandra Necci – ha aggiunto Strinati - ci ricorda anche che Caterina è stata una donna di grande cultura. Aveva una grande biblioteca, conosceva molto bene la matematica. Aveva una formazione umanista e scientifica contemporaneamente. Alla corte di Francia portò l’ingentilimento dei costumi».

«Si dice che non si possono scrivere biografie di personaggi che non ti piacciono. Io dico che non si possono scrivere personaggi in cui non ti identifichi. Sono un pezzo di tutti i personaggi di cui ho scritto» ha concluso Necci, autrice, tra gli altri, di “Re Sole e lo Scoiattolo, Nicolas Fouquet e la vendetta di Luigi XIV” (2013, Premio Fiuggi), “Il Diavolo zoppo e il suo Compare. Talleyrand e Fouché o la politica del tradimento” (2015, finalista Premio Acqui Storia), “Isabella e Lucrezia, le due cognate. Donne di potere e di corte nell’Italia del Rinascimento” (2017, Premio Boccaccio 2018). Tra il pubblico Maria Pia Ruspoli, Gianni Letta e la moglie, Marisela Federici, Anna Finocchiaro, Gabriella Fagno.
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Il Messaggero