Roberto D'Agostino sale in cattedra alla Triennale di Milano. Domani 31 gennaio, alle 18.30, il giornalista, fondatore del sito Dagospia, terrà un lectio sulla...
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«Fare skating - spiega D'Agostino - non nasce da un bisogno di ribellione ma piuttosto da un bisogno mistico, biologico di calore umano, di amicizia, di fratellanza, di solidarietà. Lo skate risponde a una esigenza primaria di non omologarsi, di non uniformarsi; ed è in questo la sua forza e il suo essere di comportamento trasversale a tutte le generazioni». Di tutte le sottoculture, lo skate è forse la più completa: mette insieme sport, musica, stile, ribellione, autoproduzione, video, fanzine. È anche architettura e intervento urbano, evidenzia D'Agostino, se si pensa a come negli anni Settanta i giovani skater californiani, emarginati dalle città, conquistavano spazi alternativi nelle piscine delle ville svuotate dalla siccità, per poi improvvisarsi carpentieri e muratori e fabbricare in proprio i primi parchi con scivoli e ostacoli. D'Agostino nella sua lecture ripercorrerà poi la storia e la diffusione dello skating in Italia dagli anni Settanta per arrivare all'affermazione della disciplina che, ufficialmente riconosciuta dal Coni, sarà annoverata tra le nuove discipline alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Nel corso della lectio sarà proiettato il documentario del 2001 'Dogtown and Z-boys', narrato da Sean Penn, che racconta la rivoluzione dello skate, avvenuta a Dogtown, degradato quartiere tra Santa Monica e Venice.
A seguire ci sarà la proiezione del film "Paranoid Park" di GusVan Sant, premio speciale a Cannes nel 2007, nonché miglior film del 2007 secondo i critici della prestigiosa rivista francese Cahiers du cinéma, e del film "Kids" del 1995, diretto da Larry Clark e sceneggiato da Harmony Korine, che racconta 24 ore nella vita di un gruppo di adolescenti dei bassifondi di New York.
Il Messaggero