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E siamo a undici. Dopo i diplomi per meriti artistici ricevuti in mezzo mondo (a Toronto, Salonicco, Lovanio, Firenze, Bologna, in Israele e altri luoghi), Roberto Benigni ritira una nuova laurea honoris causa alla Notre Dame University che ha conferito il dottorato anche a Monsignor Brian Farrell L.C., segretario del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e alla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta.
L’ECCELLENZA
Nel corso di una cerimonia solenne ospitata dalla sede romana dell’ateneo americano, emozionato e sorridente, in testa il tocco che ogni tanto si mette di traverso e sulle spalle la toga blu dei neo-dottori, l’attore e regista 71enne esclama «Non la merito» e dice «Grazie, grazie, thank you very much, questa università è la più prestigiosa del mondo e da oggi, dopo questo dottorato onorario, ancora di più. Se potessi, farei un balletto per esprimere tutta la mia gioia». Non lo fa ma è comunque Benigni show, tutti in piedi ad applaudire l’attore e regista che nel 1999 vinse due Oscar per La vita bella ed è un’eccellenza che il mondo ci invidia. Il diploma glielo hanno dato perché Benigni si è dimostrato capace di «illuminare percorsi di speranza e bellezza anche nel mezzo di indicibili tragedie e disperazione» guadagnando «l’ammirazione anche di Sua Santità Papa Francesco» e «per i suoi innumerevoli e ispirati contributi all’arte, alla commedia e alla letteratura».
I SENTIMENTI
Ma quando tornerà a dirigere un film? «Ogni volta che appaio in pubblico annuncio che ne sto preparando uno», risponde Benigni che da anni ormai riempie i teatri con la Divina Commedia e la Costituzione ma non fa una regia dal 2005, l’anno di La tigre e la neve, «non mi sono mai fermato e non nascondo di aver ricevuto anche delle offerte come attore.
LA LEZIONE
Dottore honoris causa in Belle Arti, Benigni ha dimostrato poi la sua profonda cultura tenendo una poetica lezione su tre dipinti famosi che rappresentano Notre Dame, cioè Nostra Signora la Vergine Maria, e mescolando aneddoti della sua vita con la storia dell’arte. Il primo è la Madonna del Parto di Piero della Francesca custodito nella chiesa di Monterchi, borgo medievale in provincia di Arezzo, cioè la zona in cui Roberto è nato: «La mia mamma era poverissima, tanto che mangiava solo angurie, ma aristocratica come una principessa. Quando era incinta di me andava a pregare proprio quella Madonna e tutto è andato bene», ha raccontato Roberto, «ho cercato di rubarlo tutta la vita, quell’affresco, per la sua bellezza. È diventata la mia personale Madonna universale, talmente è umana. Mi ricorda la mia mamma».
L’ARTE
Secondo dipinto: l’Annunciazione di Lorenzo Lotto, importante perché «ritrae una Madonna spaventata all’annuncio che partorirà il figlio di Dio. Il suo sì al piano divino è un atto femminista ante-litteram e ha rivoluzionato la storia del mondo. L’arte figurativa ha indagato la figura di Maria più profondamente del pensiero filosofico». Terza e ultima rappresentazione di Nostra Signora: «È la Madonna Sistina di Raffaello che si trova a Dresda. L’ho scoperta quando ero in giuria al Festival di Berlino. Maria e il Bambino non hanno paura di nulla, nemmeno della morte. Il quadro è la prova dell’immortalità». Benigni ha concluso il suo discorso di neo-laureato recitando il trentatreesimo Canto del Paradiso di Dante, “Vergine madre figlia del tuo Figlio”. Suo cavallo di battaglia in teatro e in tv, ha fatto venir giù anche l’ateneo.
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Il Messaggero