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Robert Redford, il belloccio di Hollywood, il regista premio Oscar nonché attore e produttore più “impegnato” d’America compie oggi 85 anni. Ma purtroppo, a meno di ripensamenti, dovremo accontentarci (si fa per dire) di rivedere i suoi capolavori, la sua filmografia sterminata: “The Old Man & the Gun”, in cui interpreta un anziano bandito gentiluomo, è stato - per sua stessa ammissione - il suo ultimo film. «Bisogna pure voltare pagina - ha spiegato tre anni fa, in diverse interviste - mi spiace solo che il mio addio al cinema abbia tolto attenzione al film di David Lowery, che pure meritava».
I suoi capolavori
Noblesse oblige. E oggi non ci resta che rivedere "La stangata" (sette premi Oscar, assiene a Paul Newman), o "Butch Cassidy" (che proprio domani Sky cinema ripropone in programmazione). Ma qual è il filo rosso che lega sessant’anni di carriera, e una fama di uomo politicamente engagè, vicino ai democratici, che non è ancora riuscito a vedere (il suo sogno) una donna presidente degli Stati Uniti? Probabilmente, proprio il sottile messaggio antisistema, che affiora spesso, nelle sue dichiarazioni e nei suoi ruoli, ma anche l’impegno in favore dei più deboli.
“Tutti gli uomini del presidente” (1976) è forse il film che ci è più caro: Redford e Dustin Hoffmann recitano nei ruoli dei giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein, alle prese con il caso Watergate che portò alle dimissioni di Nixon.
L'impegno per il cinema
Robert Redford è uno dei pochi cineasti americani non ancora accusati di molestie (forse a suo tempo avranno cercato di molestare lui), ma non si è accontentato del suo ruolo di sex symbol. Dal 1990 nelle sue proprietà dello Utah Redford ha fondato il Sundance Institute, e il relativo festival, un vero punto di riferimento per il cinema indipendente americano. Qui sono stati lanciati registi come Quentin Tarantino, Kevin Smith, Robert Rodriguez, Jim Jarmusch, Darren Aronofsky, Christopher Nolan. E sempre qui è stata premiata la figlia Amy, nel 2008, per il suo film “The guitar” (e qualche dubbio di favoritismo è pur sempre legittimo).
La vita privata
Amy Hart Redford non ha avuto la stessa fortuna del padre, sebbene sia comparsa anche in serie di successo come Sex and the City o anche Law & Order. L’altra figlia del cineasta, Shauna, è un'acclamata pittrice americana (passione che condivide con il padre). Redford ha avuto la sfortuna di perdere il primo figlio Scott due mesi dopo la nascita, e di perdere anche il figlio James, attivista e documentarista morto di cancro lo scorso anno, a soli 58 anni. Redford si è sposato nel 1958 con Lola Van Wagenen: da quell’unione nacquero Scott, Shauna, James e Amy. Secondo matrimonio nel 2009, con l'artista tedesca Sibylle Szaggars.
Redford ama la natura sin da quando partiva, da ragazzo, per esplorare il parco di Yosemite. E questa passione ha influenzato molti suoi film, e anche molte sue scelte politiche, come l’impegno contro i cambiamenti climatici e in favore dell’organizzazione per la conservazione marina Sea Shepherd, confluito in una serie di spot e di documentari.
Il Messaggero