Anita Raja su Twitter: «Elena Ferrante sono io ma non cambia nulla». Ma è un fake

Raja
Anita Raja conferma su Twitter di essere Elena Ferrante: «Apro questo profilo e presto lo chiuderò. Sarò qui solo per il tempo necessario a spiegare». La...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Anita Raja conferma su Twitter di essere Elena Ferrante: «Apro questo profilo e presto lo chiuderò. Sarò qui solo per il tempo necessario a spiegare». La notizia dell'uscita allo scoperto della scrittrice fa in tempo a fare il giro del web ma poi arriva la smentita: il tweet è un fake, fa sapere la casa editrice E/O che «ha parlato con Anita Raja la quale ha detto di non aver aperto alcun account».


«Lo confermo - si legge nel tweet fasullo - Sono Elena Ferrante. Ma questo ritengo non cambi nulla nel rapporto dei lettori con i libri della Ferrante. Non parlerò mai di Elena Ferrante, né risponderò a suo nome, né dirò nulla riguardo ai suoi libri. Vi ringrazio. Vorrei solo chiedere, ora che la curiosità che durava da anni è stata esaudita, di lasciarmi vivere (e scrivere) in pace», ha scritto la Raja in una breve serie di post su Twitter.

«Ritengo volgare e pericoloso il modo in cui si è voluti arrivare a pretendere di svelare un'identità violando privacy e regole. Ma pazienza», ha detto la scrittrice dopo l'outing della sua identità, protetta da anni, da parte del giornalista italiano Claudio Gatti sul Sole 24 Ore, negli Usa su New York Review of Books, sulla Frankfurter Allgemeine tedesca e su Mediapost francese. 


  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero