La comicità irrompe nel servizio pubblico. Ma se fosse stata programmata non sarebbe venuta così bene. Considerando la crisi creativa di cui sembra patire la...
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Magari! L’inconsapevole modello però è quello. In una gag di una celebre pellicola di Paolo Villaggio, la mezzanotte viene anticipata di un’ora in un veglione sgarrupato - più o meno sgarrupato di quello della rete ammiraglia? - per permettere al direttore d’orchestra di andare a esibirsi a un’altra festa. Anche in Rai, nell’“Anno che verrà”, questo il titolo dello show-gaffe dell’altra sera, qualcuno aveva fretta di andare via, per brindare e sparare qualche botto (oltretutto vietato) in famiglia? Qualcun altro voleva correre via da Matera, perché lo aspettavano a una festa in un locale di Foggia o in una baita della Marsica in mezzo alla neve che non c’è? I pasticci con il tempo dell’ultimo dell’anno, possono vantare un’opera geniale: “L’immorale”, in cui Ugo Tognazzi, musicista dell’orchestra Rai, la notte del 31 finge con la moglie che il concerto già registrato sia invece in diretta televisiva e così trascorre la mezzanotte insieme alla bellissima amante.
La differenza è che questa Rai sembra incapace di architettare alcunché. E finisce preda e vittima di se stessa. Derisa in mondovisione e sbeffeggiata sui social. Per esempio così: «Per colpa de #lannocheverrá, questo anno di m... avrà 24 ore e un minuto in più». Non ne è andata bene una. La gaffe dell’orologio e poi? La bestemmia in sovraimpressione piovuta da Taranto. Arrivano centinaia di migliaia di sms, qualcuno - anzi più di qualcuno - dovrebbe leggerli e filtrarli prima di mandarli in onda. C’era una sola sventurata persona ad occuparsi della cosa oppure decine di nullafacenti, magari ben pagati? “Errore umano”, è la giustificazione dell’azienda e il responsabile è stato rimosso. Oppure c’entra anche la logica del risparmio? La spending review è sacrosanta, ma forse non andrebbe fatta sui controlli riguardanti una macchina infernale come quella della rete e dei commenti a ruota libera inviati via sms.
La Rai, accusata di essere vecchia, se si vuole adeguare al passo e al flusso dei tempi social, deve essere in grado di farlo.
Il Messaggero