Il vinile come logo, un cerchio e la freccia sparata verso l’alto come simbolo, tre colori (bianco, rosso e nero) per dare identità. Si chiama Radiofreccia, è...
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Il nome è un omaggio al film del 1988 di Luciano Ligabue che più di ogni altro ha raccontato questa stagione d'oro del mezzo. «Papà, perché vuoi fare questa radio? Perché ho voglia di rock», spiega così Radiofreccia Marta Suraci, responsabile comunicazione e marketing, figlia di colui che possiede, oltre a RTL 102.5 anche Radio Zeta L’Italiana.
«Ci ispiriamo alle radio libere degli anni ’70: Radiofreccia è un posto che permette di riconnettersi alle origini e alla libertà più profonda che caratterizzava l'esperienza di quegli anni». Radiofreccia è stata lanciata online lo scorso 26 ottobre con “Smoke on the water” dei Deep Purple. Un salto nel passato, guardando al presente («La radio come era, nel mondo come è», dicono) e rivolto a una fascia di età ampia che abbraccia tutti gli amanti del rock. Un laboratorio di nuove idee, “un'accademia del mezzo” per poterlo rifondare oggi e per portare on air quello che era.
A formare il palinsesto 24 ore no stop, un mix di 25 disc jockey giovani e storici, alcuni usano pseudonimi, provenienti dal mondo radiofonico (Zap Mangusta, Gigio D’Ambrosio “Dick Steel”, Stefano Mannucci), dalla canzone come Paola Turci “La Magnani” («sono La Magnani romana de Roma, la donna con l’attitudine per il rock», spiega a proposito della scelta dello pseudonimo), Federico Zampaglione “Hitman” («sono rockettaro nell’anima e per me Radiofreccia è da proteggere come i panda del WWF») ed Enrico Ruggeri, giovanissimi deejay e giornalisti. Si può ascoltare in digitale, su radiofreccia.it, su app e in FM. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero