Cinquant’anni fa, nell’autunno del 1968, con il primo ciak di “Balsamus, l’uomo di Satana”, nasceva professionalmente il regista Pupi Avati,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Con questo evento si aprono ufficialmente «Le Avatine», un ciclo di appuntamenti che proseguirà fino a giugno, e che si arricchirà mano a mano di date e dettagli. La prima puntata delle Avatine per ora è un evento top secret: invitati e programma della giornata rimarranno un mistero fino all’ultimo momento. Ma i bene informati assicurano che il palinsesto sarà ricchissimo di colpi di scena. Questo perché, spiega Chiara Caliceti - anima di questo primo appuntamento - «ogni dettaglio dovrà emanare la stessa magia dei loro film, che brillano di una luce particolare, malinconica, satura di ricordi, profondamente legata a questa terra. Sarà come entrare nel territorio immaginifico delle loro pellicole, passare dall’altra parte dello schermo per prendere parte a una nuova storia fatta di grandi passioni e vite straordinarie. Come le loro».
A mezzo secolo dal primo ciak sul set di “Balsamus, l’uomo di Satana”, film indipendente e orgogliosamente provinciale, il “paesone” alle porte di Bologna, simbolo della campagna al centro di tante pellicole del duo, si prepara a festeggiare. Prima andrà in scena l’omaggio più istituzionale, ma non meno sentito, al Teatro Consorziale di Budrio, alle 11.30. Proprio questo edificio è stato uno dei set - insieme alla chiesa di San Lorenzo e al centro cittadino, di “Dancing Paradise” nel 1982 e “Un Matrimonio” miniserie ad episodi che nel 2013 ha raccontato una storia d’amore fortemente ispirata a quella dei genitori di Pupi e Antonio.
I fratelli Avati tornano in una delle loro case cinematografiche per raccogliere l’affetto dei bolognesi in vacanza per San Petronio e degli abitanti di quella «bassa» per loro tanto ispirativa. L’incontro è aperto al pubblico, fino ad esaurimento posti. Clarinettista promettente - una carriera «stroncata» da un esordiente Lucio Dalla, rivale e grandissimo amico, che gli rubò la scena con il proprio talento - rappresentante di surgelati, Pupi Avati venne folgorato sulla via di Damasco dalla visione di “8½ ”di Federico Fellini: sarà in quel momento che, comprendendo la differenza tra passione e talento, deciderà di diventare regista. In coppia con il fratello Antonio è diventato uno dei registi più solidi, riconoscibili, amati del panorama non solo nazionale. Le atmosfere della sua Bologna, i ricordi e gli aneddoti più interessanti sono al centro di libri e film, e intrattengono generazioni di italiani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero