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Chi all’inizio del 2020 aveva messo mano al portafoglio per acquistare un biglietto per assistere allo show che la star del rap avrebbe dovuto tenere quella stessa estate a Milano – i prezzi andavano da 80,50 euro per il posto unico alla bellezza di 318 euro per il pacchetto vip – non ha mai ricevuto un rimborso monetario, ma dei voucher pari alla cifra d’acquisto dei tagliandi spendibili per altri concerti organizzati dallo stesso promoter, Vivo Concerti. Ad ascoltare Post Malone alla Lanterna di via Tomacelli a Roma, ieri, non c’erano quei fan, ma influencer come le tiktoker Virginia Montemaggi e Cecilia Cantarano, personaggi legati al mondo della musica invitati all’esclusivo evento come Emma, Lazza, Tony Effe, Gemitaiz e i vincitori dei concorsi con le quali alcune radio statunitensi negli scorsi giorni regalavano i pass per assistere allo show del 26enne rapper.
Sui social, non appena si è diffusa la notizia del mini-concerto di Post Malone a Roma a distanza di due anni dalla cancellazione della data mai più recuperata, è inevitabilmente scoppiata la polemica. Molti dei fan italiani non hanno perdonato al rapper da 80 milioni di copie vendute il gesto: “Post Malone ha cancellato il tour e poi ricompare con ‘One Night in Rome’. Ma allora…’”, ha scritto un utente. “Ci sta Post Malone a Roma e nessuno sa nulla, ma stiamo giocando?”, ha twittato un altro. “Non ho capito perché stava a Roma senza dire nulla”, ha polemizzato un altro ancora.
Post Malone si trova attualmente in vacanza in Italia e per l’occasione la branca italiana della sua etichetta, la Island Records, ha organizzato un’esclusiva esibizione acustica del rapper nel cuore della Capitale.
L’ultimo album del rapper non si è rivelato, almeno finora, il successo sperato. Nel 2019 il precedente “Hollywood’s Bleeding” debuttò al primo posto della Billboard 200, la classifica relativa ai dischi più popolari negli Stati Uniti, con 489 mila copie vendute in soli sette giorni. “Twelve Carat Toothache”, uscito lo scorso 3 giugno, non ha centrato il primo posto della classifica di vendita statunitense: l’album ha esordito al secondo posto, vendendo in una settimana – secondo i dati di Billboard – appena 121 mila copie, meno di un quarto di quelle che vendette in sette giorni “Hollywood’s Bleeding”.
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