Pomigliano Jazz, la musica di Raiz, Avishai Cohen e Francesco Nastro sul Cratere del Vesuvio

Raiz (voce degli Almamegretta), Avishai Cohen bassista e cantante istraeliano e Francesco Nastro. Pomigliano Jazz (foto Titti Fabozzi)
Una salita durissima, a tratti ingiustificabile. Ma lo sforzo fisico viene ripagato senza titubanze dall'assurda bellezza del posto - il cratere del Vesuvio - e...

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Una salita durissima, a tratti ingiustificabile. Ma lo sforzo fisico viene ripagato senza titubanze dall'assurda bellezza del posto - il cratere del Vesuvio - e dalla totalizzante potenza della musica. Si riassume così l'ormai classico evento del festival "Pomigliano Jazz" diretto da Onofrio Piccolo e diventato da qualche anno itinerante. In uno dei suoi diversi appuntamenti, si svolge proprio sulla vetta del vulcano più famoso al mondo.

Ecco come. Per 450 fortunati spettatori la partenza è fissata da piazzale Quota 1.000 di Ercolano, all’ingresso del sentiero che conduce al cratere per cominciare la risalita. Da qui una serie di tornanti straordinariamente panoramici (e ripidi) conducono fino all’orlo del cratere, dove si prende fiato, si beve e ci si accomoda a terra sui cuscini che vengono consegnati ad inizio percorso. E ha inizio il miracolo. 

A suonare dal vivo per circa 40 minuti di poesia fatta musica sono Avishai Cohen, bassista e cantante istraeliano, Raiz voce degli Almamegretta e Francesco Nastro, a cui è spettato il delicato compito di arrangiare tutti i brani eseguiti. L'esibizione celebra "Mmiezo/Baemtza", la convivenza come arte della mescolanza e della mediazione, fondamento di ogni civiltà che voglia chiamarsi ancora umana. 

Dopo l'iniziale intro voce solo di Raiz, a dir poco ipnotizzante e che ben delimita l'eccezionalità del concerto, si parte con “Era de Maggio” – “El adon” in cui la miscellanea musicale viene evidenziata dal testo cantato in napoletano e in ebraico. Immancabile “Maruzzella” – “Ma huoseh”, anche qui con testo in napoletano e in ebraico, mentre con “La rosa enflorese” Avishai è alla voce e al piano. La musica scorre veloce come veloce scorre il tempo di ascolto; l'emozione prende il sopravvento con “My funny Valentine” proposta con il testo di “Na sera 'e maggio”.

Si arriva senza nemmeno rendersene conto al bis, dopo che “Carmela” il brano di Sergio Bruni e Salvatore Palomba chiude il concerto. E gli applausi non scrociano ma si levano in cielo: al concerto acustico non sono consentiti applausi ma solo mani che si alzano in aria e roteano. Un modo per non disturbare la fauna presente sul cratere, nel suo habitat naturale e per gioire tornando bambini. I musicisti suonano fino al tramonto e non è una scelta casuale: il buio lento ma insesorabile accoglie e copre tutto. 

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Il concerto rientra nell'ambito della XXVII edizione del festival "Pomigliano Jazz", in programma dal 16 al 31 luglio e inaugurato dall'unica data italiana della pianista giapponese Hiromi all'anfiteatro romano di Avella, proseguito con Enrico Pieranunzi e Valentina Ranalli al museo del Parco Nazionale del Vesuvio a Boscoreale, dove si è esibito anche Avishai Cohen col primo dei due concerti insieme a Elchin Shirinov al pianoforte e Roni Kaspi alla batteria. 

L'evento sul Vesuvio è un progetto speciale di "Pomigliano Jazz" inaugurato nel 2014 da Richard Galliano e che nel corso degli anni ha visto esibirsi grandi nomi del jazz e della musica internazionale. Da Charles Lloyd a Enzo Avitabile, da Paolo Fresu a Louis Sclavis, Maria Pia De Vito, Enrico Rava e la scorsa estate Dave Douglas e Marco Zurzolo. Anche durante la pandemia si è svolto: nel 2020 in streaming, senza spettatori, con un live di Lionel Loueke e Daniele Sepe. L'organizzazione è guidata da Umberto Di Micco, mentre le foto sono a cura di Titti Fabozzi, a cui si affiancano Pasquale Toscano (Bosk) e Fabio Miracolo.

Il Festival si conclude al parco pubblico di Pomigliano d'Arco dove per quest'edizione sono attesi, tra gli altri, i leggendari musicisti cubani Chucho Valdes e Paquito D'Rivera col loro Reunion Sextet (il 29 luglio), Enzo Avitabile con Orchestra Napoletana di Jazz diretta da Mario Raja (il 30 luglio) e il norvegese Eivind Aarset Quartet il 31 luglio.

C'è spazio anche per l'arte visiva con la mostra "Sound Stories" al palazzo dell'orologio di Pomigliano d'Arco, le guide all'ascolto e il progetto "Young Jazz Lab" con l'esibizione dell'orchestra del ritmo e dell'improvvisazione: un ensemble formato da 70 di ragazzi dagli 8 ai 18 anni, provenienti da 12 scuole campane che hanno partecipato da più di un anno al progetto della Fondazione Pomigliano Jazz sostenuto dall'assessorato all'Istruzione della Regione Campania. Provare per credere. 

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Il Messaggero