L’Accademia d’Egitto lancia una serie di iniziative culturali e lo fa in grande stile. Ieri sera è stata inaugurata l’importante mostra fotografica che celebra la bellezza...
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La mostra rappresenta una preziosa testimonianza, di grande valore non solo per l’Egittologia, ma anche per la Storia della fotografia e la storia dell’aviazione; oltre alla valenza archeologica, Kofler, testimone e prigioniero della Prima Guerra Mondiale, ritrae negli scatti i valori universali, che la guerra non è riuscita a sconfiggere. Ad aprire la mostra, le seducenti note della marimba dal sapore orientale dell’artista Nesma Abdel Aziz e il suo gruppo, direttamente dall’Opera House del Cairo. Un’ensemble musicale che ha accompagnato con la musica gli ospiti dall’altra parte del Mediterraneo per ammirare le intramontabili bellezze dell’Antico Egitto.
La scoperta dell'egittologa Piacentini. Curiosità, infaticabile passione per la ricerca e un pizzico di fortuna, insieme allo straordinario valore storico e documentario degli Archivi di Egittologia dell’Università Statale di Milano: sono questi gli elementi alla base della scoperta fatta dall’egittologa Patrizia Piacentini e dal suo gruppo di ricerca. Esaminando il fondo appartenuto ad Alexandre Varille, acquisito dall’Ateneo nel 2001 grazie a una generosa mecenate milanese, gli studiosi si sono imbattuti in un album di fotografie siglato Kofler Cairo 1914. Ventuno immagini eccezionali, scattate nella prima metà del 1914, che riproducono le piramidi, i templi di Karnak e Luxor e alcuni monumenti della riva occidentale tebana. Una raccolta unica, di grande valore per l’Egittologia, la Storia della fotografia e la Storia dell’aviazione, opera di un autore – Kofler - di cui tuttavia non si sapeva praticamente nulla, neppure il nome di battesimo.
La ricerca, svolta tra vari Paesi europei ed africani, ha consentito di ricostruire il profilo di un personaggio ricco di fascino e interessante, oltre che per la storia delle fotografia, anche per la microstoria della Grande Guerra. Si è individuato il suo nome, Theodor, e si è potuta tracciare la sua biografia, dalla nascita a Innsbruck alla morte sul lago Vittoria in Tanzania, passando per gli anni dell’Egitto e della Prima Guerra Mondiale quando, internato in un campo di prigionia inglese a Malta, ne divenne uno dei fotografi ufficiali, testimoniando vari aspetti della realtà dei campi di prigionia, fino alla fortunata carriera di fotografo professionista tra gli anni Venti e Cinquanta. Con la stessa precisione e il contributo di storici della fotografia si sono anche potuti identificare gli aerei e i piloti che accompagnavano Kofler nella sue missioni “dall’alto”. Le fotografie scattate dal cielo del Cairo e di Luxor nel '14, probabilmente ad uso dei turisti e dei viaggiatori che solevano passare i mesi invernali in Egitto, rappresentano il capolavoro di Kofler e sono di importanza fondamentale per la storia della fotografia: rappresentano infatti le prime foto aeree di siti archeologici della storia, scattate ben sei anni prima delle immagini della necropoli di Menfi riprese nel 1920 dall’archeologo statunitense James Henry Breasted e finora considerate le più antiche testimonianze di questo genere.
La Mostra esporrà tutte le fotografie aeree dell’album di Kofler, oltre a pannelli esplicativi del periodo storico, della vita e dell’attività di questo affascinante personaggio. Nell’installazione al centro della sala dell'Accademia è stata riprodotta su una grande pedana una delle fotografie che raffigura il tempio di Medinet Habu: scelta per la sua potenza evocativa, interpretata e trasfigurata con lo stesso stupore di chi, per la prima volta, poteva ammirare gli antichi monumenti dei faraoni dal cielo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero