Pinguini Tattici Nucleari: «Con "Giovani Wannabe" cantiamo i ragazzi che hanno fame di futuro»

Una canzone «nata on the road» per i ragazzi che hanno voglia di (ri)prendersi il futuro: «Giovani wannabe» è l’ultimo singolo dei Pinguini...

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Una canzone «nata on the road» per i ragazzi che hanno voglia di (ri)prendersi il futuro: «Giovani wannabe» è l’ultimo singolo dei Pinguini Tattici Nucleari, band di Bergamo esplosa sul panorama nazionale con «Ringo Starr», terzo posto a Sanremo 2020. Non sono stati due anni semplici per il frontman Riccardo Zanotti, Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco (chitarra), Matteo Locati (batteria), Simone Pagani (basso) e Lorenzo Pasini (chitarra), ma il sestetto non ha perso creatività ed entusiasmo. E dal 14 giugno, con partenza da Conegliano Veneto (TV), è pronto a tornare sui palchi con il tour ribattezzato «Dove eravamo rimasti».

Riccardo, chi sono i «Giovani wannabe»?

«Sono i giovani, non solo anagrafici, che hanno fame di esperienze e di futuro. In ambito artistico il termine wannabe spesso è usato con un’accezione negativa per indicare chi vorrebbe essere qualcosa e cerca di farlo credere agli altri in tutti i modi, anche se la realtà è diversa. Noi giovani siamo additati con questo aggettivo, invece vogliamo semplicemente essere partecipi del nostro futuro».

Esiste un problema di chi giovane lo vuole restare a tutti i costi, il “wannabe giovane”? E voi temete di restare ancorati al dover rimanere “ragazzi per sempre”?

«La questione esiste soprattutto nella musica italiana. Mi pare che in America e in Inghilterra ci sia meno questa volontà di essere sempre sulla cresta dell’onda. È vero, qui in Italia ci sono sicuramente degli esempi di persone che ce l’hanno fatta, basti pensare all’eterno giovane Gianni Morandi e Jovanotti che, per quanto anagraficamente distante, ne condivide un po’ lo spirito. Però c’è anche una maggioranza che non ci riesce. Noi siamo coscienti di essere popolari soprattutto tra i giovani e non sappiamo se poi riusciremo a esserlo anche in futuro, di certo non è facile parlare ai ragazzi quando ragazzo non lo sei più. Sicuramente ci andrà bene tutto quello che arriverà, noi proveremo a dare il nostro contributo in base anche a come evolverà il mondo della musica».

Il testo è ricco di citazioni, da Jimi Hendrix a Dorian Gray, passando per gli smartphone: è un modo per avvicinarsi ai giovani?

«Proprio così, utilizzando riferimenti diversi si abbracciano più epoche, persone e sensibilità. Mi viene naturale scrivere in questo modo e ho notato con piacere che funziona, d’altronde la nostra è popular music. Il sogno è poter portare in futuro a San Siro un milione di generazioni diverse, tutte giovani a modo loro».

Il singolo si candida a canzone dell’estate 2022. Era nei vostri piani?

«L’estate è un periodo complesso dal punto di vista discografico perché da una parte ci sono i grandi tormentoni, magari latineggianti, dalle sonorità efficaci, costruiti per scalare le classifiche, dall’altro ci sono dei pezzi come il nostro che provano a entrare in questo campionato, pur non rispettando gli stilemi della stagione. “Giovani wannabe” è il nostro modo di declinare l’estate: è la prima volta che lo facciamo, vedremo come andrà!».

Pochi giorni fa è uscito il videoclip di «Giovani wannabe» a cui partecipano gli influecer Francesco "Mehths" Cicconetti  - ragazzo transgender- e la sua compagna di vita Chiara Pieri. Riccardo, come è nata questa scelta?

«Francesca e Chiara rappresentano l’amore per come lo si intende oggi, cioè un amore che ha viaggiato molto, ne ha passate tante, ha attraversato turbolenze ma è sempre rimasto saldo, proprio come cantiamo in “Giovani wannabe”. Quando, tramite Instagram, ho visto che questa era la loro quotidianità, raccontata senza filtri,ho voluto subito contattarli: la storia di Chiara e Francesco è un esempio bellissimo di quello che significa una relazione, la quintessenza di quello che noi volevamo dire con la nostra canzone. Ne hanno passate tante insieme, sono davvero belle persone che stimo e mi onoro di chiamare amici». 

Tra pochi giorni prenderà il via il vostro tour “Dove eravamo rimasti”, già sold out in molte città, compresa Roma dove arriverete il 22 e 23 giugno. Dopo aver atteso due anni, cosa vi aspettate da questi concerti?

«Tanta gioia e felicità! Sarò banale, ma è la pura verità. Sarà un tour ricco di novità, perché sperimenteremo molto sul palco; un tour pieno di allegria perché non vogliamo focalizzarci sul tempo che abbiamo perso ma su quello che vogliamo riconquistare insieme al nostro pubblico e infine un tour basato sulle differenze: abbiamo arrangiato i pezzi in modo più consono al live, vogliamo regalare qualcosa in più rispetto ai tre minuti di una canzone registrata in studio. Quando non ci chiamava nessuno, prima di Sanremo, i nostri concerti erano nella nostra sala prove con amici e fidanzatine: ecco questo tour sarà una grande sala prove con 10 mila presenti!».

 

 

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Il Messaggero