Documentari che raccontano gli immigrati nel nostro Paese, da “Loro di Napoli” di Pierfrancesco Li Donni, sull’Afro-Napoli United, squadra calcistica di migranti...
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Un tema affrontato in chiave d’inchiesta anche da Le catene della distribuzione di Leonardo Filippi, Maurizio Franco e Maria Panariello, mentre “La grande monnezza” di Chiara Bellini racconta “Monnezzopoli” cioè la gestione dei rifiuti nella capitale, tra soldi facili e protesta civile. Sono fra i titoli, già vincitori di vari premi, con temi che trovano una particolare eco nella cronaca, in programma alla prima edizione del Pigneto Film festival, la nuova rassegna nata in uno dei quartieri romani più vivi e multiculturali, in programma fino al 23 giugno.
Il festival, creato e diretto da Simone Vesco, vuole rendere le strade del Pigneto un set a cielo aperto dando spazio a cinque giovani filmmaker provenienti da diverse parti d’Europa, che dovranno impegnarsi per sei giorni di riprese raccontando a loro modo il quartiere con un cortometraggio su un tema prestabilito, o utilizzando solo «materie prime» della zona. In gara ci sono Ariane Doehring (Germania), Sophie Clavaizolle (Francia) Anna Balthasar (Germania) Joan Bosh Dalmau (Catalogna), Alfie Barker (Regno Unito). Tra gli altri documentari protagonisti nella prima edizione ci sono anche “Redemption song” di Cristina Mantis, che racconta dell’immigrazione, la partenza ma anche il ritorno nel proprio Paese d’origine, e “I piedi in testa” di Pier Luigi Mazzeo, ritratto di Peppe Fetish, curioso personaggio della movida napoletana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero