Avvocati senza morale. Criminali senza avvenire. Vite vissute di corsa senza mai capire se si insegue o si è inseguiti. E sullo sfondo l’eterno miraggio del colpo grosso,...
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La degenerazione criminale che sta divorando la Campania ha prodotto una fioritura di storie e di facce senza precedenti, riportando alla luce accanto al pantheon “gomorristico” tutto un sottobosco delinquenziale con il suo corteo di bizzarrie rubate alla cronaca e di mitologie vecchie e nuove.
Qualcuno inietta robuste dosi di ferocia pulp in un pittoresco gruppo di “soliti ignoti” che svuotano un caveau, come Guido Lombardi in Take Five, quasi un “manifesto” di certo nuovo cinema napoletano.
Altri, come Edoardo De Angelis in Perez, rifanno il noir classico americano sospendendo tutto nel limbo di acciaio e cristallo del Centro Direzionale di Napoli. «Un quartiere che somiglia al protagonista di questa storia - dice il regista - promessa mancata di ricchezza e progresso».
I paragoni finiscono qui. Lombardi e De Angelis, entrambi al secondo film, sono vicini anche per età (il primo è del ’75, il secondo del ’78), ma stili e strategie narrative sono agli antipodi. Il Perez del titolo (Zingaretti) è ciò che resta di un avvocato che vive di rifiuti. I suoi clienti sono figure così imbarazzanti che non li vogliono neanche i difensori d’ufficio.
Profilo basso, come il suo morale, Perez parla meno possibile, schiva gli insulti dei delinquenti e dell’amico Ignazio (Gianpaolo Fabrizio), altro relitto che annega la tristezza e il senso di fallimento nel turpiloquio e nella sessuomania. Insomma vive in ritirata e non sa reagire nemmeno quando scopre che la figlia adolescente (Simona Tabasco) si è innamorata di un camorrista (Marco D’Amore).
Ma perfino questo emblema della sconfitta, abituato agli orrori vomitati dai suoi assistiti in aula, ha un guizzo quando un criminale occhialuto e taciturno, costituitosi per mettersi in salvo dai rivali, lo coinvolge in un piano luciferino che potrebbe fare la sua fortuna.
Fidarsi o no? Perez non ha alternative, anche perché quel delinquente con la faccia da ragioniere (Massimiliano Gallo, semplicemente portentoso) è un prodigio di logica che alterna piani molto "pulp" (la camorra sa essere assai fantasiosa) a prove e informazioni con cui può ricattare mezza Campania. Perez compreso.
Altro non si può dire senza sciupare un noir tutto da godere per interpretazione, regia e soprattutto sceneggiatura (di De Angelis e Filippo Gravino). Con una lieve caduta in sottofinale, quando eventi e sentimenti dei personaggi di colpo perdono definizione. Piccolo neo di un film che batte una strada solida e originale nel noir italiano di oggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero