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«Nelle nostre aziende, ma anche nei Ministeri, le nuove generazioni di manager sono riuscite in qualche modo a farsi spazio. Di trentenni alla guida, qualcuno ce n’è. Mentre nei teatri, nelle fondazioni liriche, nei musei o nei festival, non si muove nulla: non viene favorito in nessun modo l’inserimento di nuove figure. Eppure sono tantissimi i diplomati in Economia della Cultura, con master prestigiosi, che ogni anno escono dalle nostre università e dalle nostre accademie. Ma, in Italia, non riusciamo a guardare al futuro. Non ci preoccupiamo di affiancare la classe dirigente con un gruppo di giovani manager che nel tempo potrà sviluppare le competenze per affrontare le sfide di domani. Peccato. E lo dico senza polemica, ma con profonda preoccupazione».
I COLDPLAY
Paolo Petrocelli, romano, 38 anni, ce l’ha fatta, ma a migliaia di chilometri da casa: è stato nominato Sovrintendente della Dubai Opera House negli Emirati Arabi Uniti. E, nei giorni scorsi è stato inserito dal World Economic Forum nella lista dei cento Young Global Leaders del 2023. La sua carriera (che lo ha portato fino ai Coldplay di cui è advisor culturale dal 2018) comincia al conservatorio di Santa Cecilia, dove studia violino.
IL MAESTRO RICCARDO MUTI
Dopo quasi vent’anni passati a suonare, con un diploma e una laurea in lettere e musicologia alla Sapienza di Roma, Petrocelli cambia musica e passa dall’altra parte del palcoscenico, dedicandosi al management artistico e culturale per istituzioni di spicco, solisti internazionali, tournée di grandi orchestre sinfoniche, festival e stagioni di concerto.
Accademia Stauffer di Cremona
«Per gestire imprese legate al mondo dello spettacolo dal vivo, la preparazione sul campo è fondamentale. Ma, in Italia, è un percorso impossibile. Esistono gli stage per le fasce junior, quelle sì. Ma non si lavora alla leadership. Che quindi finisce per essere riaffidata ai senior, oppure a professionisti provenienti da altri settori». Nel 2014, entra nel CdA dell’Opera di Roma e fino al 2021 è stato assistente per lo sviluppo internazionale e le relazioni esterne del sovrintendente di allora, Carlo Fuortes. Incarichi all’Accademia Musicale Chigiana di Siena e al Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia. Quindi si occupa del rilancio dell’Accademia Stauffer di Cremona.
LA LUISS
È ricercatore presso il metaLAB dell’Harvard University e docente alla Bocconi, alla Luiss, alla Business School del Sole24ore, all’Accademia Teatro alla Scala di Milano e all’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale). Un curriculum che ha convinto i responsabili della “neonata” Opera di Dubai, struttura multifunzionale avveniristica, da duemila posti, in grado di ospitare ogni tipo di performance, dalla lirica al balletto, dalla musica sinfonica al jazz e il pop. «Inaugurata sei anni fa rappresenta un contesto globale, per una comunità internazionale. Un palcoscenico per le culture del mondo, ma con un’identità distintiva e riconoscibile», spiega.
Valore sociale ed economico
La sfida è ambiziosa: «proporre un modello di sviluppo sia culturale sia economico». Per la struttura araba, di proprietà privata, far sì che l’eccellenza delle proposte abbia un impatto commerciale è un obiettivo primario. «Ma l’argomento, quello di progettare teatri che generino valore sociale ed economico, è al centro di un dibattito internazionale. Ed è per questo che penso sia fondamentale coltivare, in Italia, figure professionali, in grado di far dialogare le due esigenze. Tra l’altro, ripeto, i nostri corsi sono di altissimo livello, così come le Accademie, vere e proprie eccellenze. Manca però una visione sull’accesso. Ed è un peccato perché i giovani potrebbero contribuire a una gestione di teatri meno vincolati alla tradizione e più vicini alle esigenze del pubblico». Petrocelli non si considera un cervello in fuga: «l’Italia mi ha dato molte opportunità. Ma la dinamica delle nostre istituzioni spesso interagisce con la politica. E questa non è un opinione, ma un dato di fatto. Un fattore che però limita il ricambio ai vertici».
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