Palazzo Madama ospita gli scatti di 14 coraggiose fotografe di guerra

© DIANA Zeyneb Alhindawi South Sudan Malaria
Le uniche armi a disposizione per le quattordici fotografe protagoniste della mostra che aprirà il prossimo 7 ottobre nella corte medievale di Palazzo Madama a Torino...

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Le uniche armi a disposizione per le quattordici fotografe protagoniste della mostra che aprirà il prossimo 7 ottobre nella corte medievale di Palazzo Madama a Torino sono le macchine fotografiche. La retrospettiva, che rimarrà aperta fino al 13 novembre 2016, si intitola In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra, e presenta una selezione di settanta immagini scattate da giovani fotoreporter in diversi luoghi “caldi” del mondo. Le fotografe, che lavorano per grandi testate internazionali, provengono da  Italia, Egitto, Usa, Croazia, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Spagna, e si sono messe all’opera in rischiosi campi di battaglia. La curatela è affidata a Andrej Restek, Stefanella Campana e Maria Paola Ruffino; il nobile e coraggioso intento è quello di documentare, ma anche denunciare, quella che viene vista come la Terza guerra mondiale, attualmente in corso in molte parti del mondo.


I 14 nomi di queste professioniste da tenere a mente sono Matilde Gattoni, Linda Dorigo, Virginie Nguyen Hoang, Jodi Hilton, Andreja Restek, Annabell Van den Berghe, Laurence Geai, Cappuccine Granier-Deferre, Diana Zeyneb Alhindawi, Shelly Kittleson, Maysun, Alison Baskerville, Monique Jaques e Camille Lapage. Ogni fotografa si racconta con 5 foto emblematiche. Nel momento in cui viene scattata la foto, non si immortala solamente un determinata e drammatica azione: lo scatto, che sia in bianco e nero o a colori, racconta anche l’emozione, di paura o di speranza, che vive la gente che si trova nel centro della guerra. Certe immagini sono così eloquenti da non aver bisogno di una descrizione, di una spiegazione. Un braccio posato su una spalla, una coppia che passeggia tenendosi per mano, una donna che mostra la foto del figlio che non c’è più, un uomo che si inginocchia dopo un’esplosione: cos’altro ci sarebbe da aggiungere? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero