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Servizio di Laura Larcan - Video di Francesco Toiati
Orfeo seduto apre la bocca e canta, accompagnato dal suono della cetra che tiene elegantemente nelle mani, e al suo cospetto si stagliano le due sirene, creature ibride, con artigli da rapace e coda di pesce, splendide e terribili, che restano invece rapite e ammaliate da quella armonia del canto. Da incantatrici fameliche, diventano miti e sedotte. E Orfeo trionfa in quello scontro mitico con la natura, al servizio di Giasone e degli Argonauti. Così le raccontava Apollonio Rodio e così appaiono nel nuovo allestimento scelto per la loro prima esposizione a Roma, nel Museo dell'Arte Salvata all'ex Planetario del Museo Nazionale Romano. Lo straordinario gruppo scultoreo in terracotta del IV secolo a.C. è rientrato in Italia, rimpatriato dopo essere stato scavato clandestinamente a Taranto negli anni '70 e trasportato illegalmente negli Stati Uniti, travolto dalla rete criminale di tombaroli, ricettatori, mercanti senza scrupoli, una banca in Svizzera come porto franco e la vendita al Getty Museum di Malibu a Los Angeles. Una lunga attività investigativa aperta dalla Procura di Taranto e condotta dai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale che ora trova il suo coronamento. Con la soddisfazione del ministro della Cultura Dario Franceschini: «Ancora uno straordinario capolavoro d'arte - dichiara - che ci era stato illecitamente sottratto e che rientra a far parte delle nostre bellezze». Il gruppo scultoreo, quasi a grandezza naturale, d'una bellezza dolce ed elegante, che «per il viaggio di ritorno è stato assicurato per 8 milioni di dollari americani», resterà esposto nella Capitale fino al 15 ottobre, poi tornerà nella sua terra d'origine, al Museo Marta di Taranto.
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