Inventa un genere musicale: “Cosmotronic”. E diventa il titolo del disco. Cosmo, classe ’82 di Ivrea che sulla carta di identità è Marco Jacopo...
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Cresciuto musicalmente “on the road”, su un furgone di strumenti e a concerti “grezzi", come li chiama lui, in Cosmotronic, l’ex insegnante di storia e già frontman dei Drink To Me, pare trovare l’equilibrio della sua doppia dimensione, cantautorale e disco-club: spinge il suono con l’uso smodato di elettronica, fa clubbing ed è sempre più producer e dj che cantante. «Non è la voce ad essere al centro della mia musica e non mi interessa smussare i limiti tecnici che ho», dice il cantautore che ha campionato cover di Battiato e Battisti.
Terzo disco, dopo “Disordine” e “L’ultima Festa”, con cui vuole “spingersi oltre”. «Bisogna rischiare. Si pensi a Sanremo, dove l'innovazione è innocua. Io, su quel palco, sarei fuori luogo e farei una pessima figura». Cioè? «Bisogna spostare l’asticella su ciò che è pop. In Italia c’è una mentalità statica. In America, invece, vince la logica e le popstar fanno cose strampalate con sfoggio di personalità e rottura delle regole».
Quindici brani autoprodotti e masterizzati da Andrea Suriani (Calcutta, Coez), tra synth, voci di parenti e amici (compresi Calcutta e Francesca Michielin), dj-set e beat, in uno stravolgimento continuo della struttura armonica della forma-canzone e con campionamenti di musica. Come quella siriana nel singolo “Turbo”. C’è anche la proposta (non accolta) alla De Filippi per la voce femminile nel brano “Tristan Zarra”, sostituita dalla doppiatrice Beatrice Caggiula (The Crown, Netflix): «È una donna potente. Poteva diventare un’opera d’arte, così è solo una bella canzone». Il tour partirà da Parigi, per una prima fase live più punk. In Italia da marzo (6 aprile a Roma Atlantico), ”minifestival" di elettronica fino a tarda notte con il set up inusuali di strumenti. «Sarà un party itinerante più che un concerto». Cosmotronic a ritmo di beat. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero