Deve aver fatto una fatica colossale a studiare nei minimi dettagli il personaggio del suo primo romanzo. Massimiliano Bruno, sceneggiatore, regista, attore e oggi anche...
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Il libro di Bruno non è solo la fotografia di un personaggio “scomodo”. È la storia di una rinascita, di un viaggio, di un cambiamento che, come spiega lui stesso, «non è completo. Il protagonista inizia a porsi delle domande e, magari tra vent'anni, scriverò un libro per spiegare se è riuscito a trovare le risposte». Una nuova vita ispirata dalla morte al quale il protagonista assiste inerte in strada. Sprofondato in una buca nell’asfalto, Ruben subisce l’invettiva di Francesca, la sua compagna degli ultimi quindici mesi, una ragazza fine ed elegante, tratti asiatici e forme perfette. Sfigurata dall'ira, lei lo sovrasta ricordandogli quanto poco valga: è un uomo che ha sprecato i propri talenti, mortificato il suo corpo con un’alimentazione smodata, che a quasi quarant’anni è ancora incapace di una relazione seria. La sua casa è sciatta quanto lui e il suo lavoro: collaboratore di un giornale sportivo che disprezza qualsiasi guizzo letterario.
Alla fine del violento soliloquio, Francesca se ne va, poco prima che la vita di Ruben cambi per sempre: accanto a lui si materializza, infatti, una ragazza bionda che ascolta in cuffia musica a un volume così alto da fargli distinguere la canzone. È un attimo. Un suv piomba su di lei e la uccide. Per Ruben è uno shock tale da fargli capire che deve invertire la rotta: è ora che si prenda del tempo per andare a chiudere tutti i conti aperti della propria vita e intraprendere un cammino, un viaggio on the road, che lo porterà all'origine delle sue meschinità, accompagnato per mano anche dalla nipote adolescente. «La scena dell'incidente parte da una sogno che ho fatto. È il mio lavoro migliore, indubbiamente la cosa migliore che ho scritto - dice Bruno - Scrivere un libro è diverso dalle mie avventure precedenti. Volevo sentirmi padrone di usare le parole che voglio e di scrivere una storia in totale indipendenza. È un lavoro tutto tuo, non è vagliato da altre persone, è un'esperienza artistica in cui ti prendi tutte le responsabilità. Era un passaggio necessario nella mia vita e nella carriera».
“Non fate come me” è un romanzo che strappa un sorriso in alcune fasi, ma che, come sottolinea Bruno, «raggiunge una profondità che non mi sono mai permesso di toccare con il cinema. Il prossimo anno sarà molto impegnativo dal punto di vista cinematografico, ma mi piacerebbe molto continuare come scrittore». E sulla possibilità che il romanzo si traduca in un film dice: «”Non fate come me” è scritto per essere un libro, ancora non ho pensato a una possibile conversione in film, mi godo il fatto di essere l'autore di un romanzo e sono felice di questo».
Il Messaggero