Nel cinema di Fellini, il maestro del secolo

Il regista avrebbe compiuto 100 anni ed è stato ricordato con molti incontri
« Fellini avrebbe amato che gli fosse intitolato un tratto del Lungotevere». Lo scrive Francesco Rutelli nel giorno in cui ricorrono i 100 anni dalla nascita del...

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« Fellini avrebbe amato che gli fosse intitolato un tratto del Lungotevere». Lo scrive Francesco Rutelli nel giorno in cui ricorrono i 100 anni dalla nascita del grande regista de “La Dolce Vita”. Rutelli svela il suo ricordo più personale e rivela il suo sogno, lanciando in qualche modo un appello alla amministrazione Raggi. «Giulietta Masina, poco prima di morire mi riferì questo desiderio di Federico: “ci sono luce, vento, cielo, lungo il Tevere. Se proprio dovessi avere dedicata una strada, mi piacerebbe fosse lì”. La proposta di Francescio Rutelli arriva in concomitanza con il vernissage “Federico Fellini, ironico, beffardo e centenario”. Per ammirare la mostra così intitolata e dedicata al grande cineasta alla galleria della Biblioteca Angelica arrivano intellettuali, attori e istituzioni. Interessante selezione di trenta immagini del cinque volte premio Oscar, provenienti dalla Fototeca nazionale.


Sfilano il Sottosegretario ai Beni Culturali Anna Laura Orrico e Piera Detassis, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello. Accolti da Simone Casavecchia, curatore della rassegna, appaiono Andrea Occhipinti, in giaccone nero, e poi Ivan Cotroneo. «Il mio - dice Milena Vukotic, in giallo - è stato un incontro con un genio. Che poi diventerà anche un grande amico». E ancora i registi Massimo Spano e Giancarlo Scarchilli e la produttrice Adriana Chiesa, in pelliccia bianca. Si riconoscono gli storici produttori di Fellini Angelo Iacono e Roberto Mannoni. Arriva Adriana Sartogo e poi Giuseppe Bruno Bossio, finto operatore nel film ”Roma” e grande collezionista dei materiali dei film del cineasta riminese. Lo saluta Franco Mariotti. E colpisce l’immagine dell’iconico cineasta, alta oltre quattro metri, collocata al centro del salone della settecentesca biblioteca per sottolineare la relazione fra la tradizione classica con uno dei maggiori artisti italiani del Novecento.


Nelle stesse ore, artistico ricordo in una galleria di via degli Acciaioli firmato Albino Palamara. Pittore che illustra, con 22 pezzi, i tratti più rilevanti dedotti da “Il libro dei Sogni”. Quelli che meglio identificano e rappresentano la figura dell’autore riminese e costituiscono una mirabile fonte di ispirazione per riproporre gli aspetti interiori della sua vicenda umana. Ammirano le opere Guglielmo e Vittoria Giovanelli Marconi, in cappotto scuro, e Gianfranco Turchetti, medico e amico del mitico regista.
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Il Messaggero