A Napoli va in scena Lucio Del Pezzo, il disperato creatore di forme

Lucio Del Pezzo, Senza titolo, 1962, tecnica mista su cartone, 48,5x66 cm
Lucio Del Pezzo (1933) è un maturo artista napoletano di impostazione neosurrealista e neodadaista. Ha cominciato a sperimentare da giovane, con l’assemblaggio di...

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Lucio Del Pezzo (1933) è un maturo artista napoletano di impostazione neosurrealista e neodadaista. Ha cominciato a sperimentare da giovane, con l’assemblaggio di vari oggetti, come le stampe e le immagini popolari. Nel 1960 ha lasciato la città natale e, dopo una tappa parigina, si è trasferito a Milano. Qui ha sposato l’ordine e l’equilibrio, lasciando da parte la precedente anarchia estetica. E adesso, dopo ben 15 anni di assenza, torna nella città partenopea, protagonista di una mostra che aprirà i battenti dal prossimo 12 novembre al 7 gennaio 2017 presso l’AICA | Andrea Ingenito Contemporary Art. Dal titolo Lucio del pezzo. Opere anni ’60. Napoli, la retrospettiva, curata da Andrea Ingenito e Piero Mascitti e realizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano, presenta una ventina di opere risalenti ai ruggenti sixties napoletani. Collage, acrilici, una scultura in legno dalle imponenti dimensioni, tempere su olio: tutte queste opere hanno segnato, per l’artista, un delicato momento di transizione. Come in alcune di esse si può intravedere un Del Pezzo legato alla tradizione del folklore e del barocco partenopeo, in altre si riscontra un artista rigoroso e neoclassico che non disdegna sogni e fantasie. «Ecco quello che vorrei rendere nei miei lavori - ha affermato il maestro -: la ragione e la sintesi di tanti appunti, dei quali talora non c’è traccia nei lavori compiuti. Il pretesto della realtà, il sogno. La memoria o solo il ricordo di una forma, intravista in mille viaggi […]. Queste forme che si compongono un po’ per volta e ritornano di tanto in tanto modificate, un poco limate, in opere diverse, le tessere di un immenso mosaico, il diario di un creatore di forme, che è disperato dalla realtà».
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Il Messaggero