Muse all'Olimpico di Roma con un vulcanico Halloween che fa ballare 40mila fan

Scudi metallici, cerchi infuocati, pupazzi con la maschera alla V per Vendetta, atmosfere kitsch, distopiche, versi antisistema: Matthew Bellamy e soci entrano in scena con “Will of the People”, il singolo che dà il titolo all’ultimo album, e salutano tra le fiamme con “Knights of Cydonia”

I Muse all'Olimpico martedì sera
La Fuga di Bach verso un pittoresco mondo dei morti. L’essenza dei Muse, un infuso di bene e di male. Scudi metallici, cerchi infuocati, pupazzi con la maschera alla V per...

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La Fuga di Bach verso un pittoresco mondo dei morti. L’essenza dei Muse, un infuso di bene e di male. Scudi metallici, cerchi infuocati, pupazzi con la maschera alla V per Vendetta (un po’ fumetto di Alan Moore, un po’ Guy Fawkes) atmosfere kitsch, distopiche, versi antisistema: con quel dinamismo creativo che li ha sempre spinti a osare, la band sbarca martedì sera all’Olimpico e ipnotizza i 40 mila spettatori con uno show potente (tra le esibizioni più ambiziose), ancorato all’ultimo album, autoprodotto, Will Of The People, il nono, di una produzione da 30 milioni di copie vendute, incoronata da 70 premi, compresi due Grammy Awards.

L’ABITO AL LED

Dopo gli special guest Royal Blood e i giapponesi One ok Rock, è con Will of the People che entrano in scena. I robot, gli alieni e i droni, protagonisti di altre epiche performance, qui vengono rimpiazzati da un clamoroso faccione incappucciato (ed ecco uno “scary” movie) che irrompe con Won’t Stand Down e incombe sulla scena fino a You Make Me Feel Like It’s Halloween. E da uno show con dirompenti effetti.

Emozioni per tutte le generazioni con Time is Running Out, omaggio a Roma in Compliance e all’Italia con Verona. Mentre scorrono le immagini di un mondo inquieto, divampa l’impressionante fuoco con We are Fucking Fucked, si diffonde da un abito al led la melodia di Uprising, per finire tra la braccia di Satana in Kill or be Killed e Knights of Cydonia che chiude l’esplosiva impresa. 

Sotto il soffio di Caronte (l’inizio è stato posticipato quasi di un’ora a favore del ponentino), la band britannica capace di spericolate contaminazioni (pop futurista, dance, space-western, stravaganze epico-sinfoniche) e sfrontate seduzioni, si è proposta all’Olimpico, per la tappa romana del tour mondiale (sabato a Milano) con un affondo sul logorio della vita moderna, appelli rivoluzionari, digeribili da ogni corrente politica, che arrivano tramite sonorità a loro più congeniali.

Matt Bellamy

E fanno centro: il frontman Matt Bellamy (voce, chitarra, pianoforte), Chris Wolstenholme (basso, armonica) e Dominic Howard (batteria, percussioni, cori) quarantenni, ormai svincolati dall’etichetta di rockettari, incanalano la loro esuberanza in un’unica visione, spettacolare: un pirotecnico Halloween musicale, che allinea il meglio della loro produzione, giocando con Bach e Morricone (in Knights of Cydonia).

LE CHITARRE

In scaletta, accompagnati da ovazioni (e ieri sera a 43 gradi valevano doppio) Hysteria, Psycho, Resistance, Starlight, pescando dalle dieci tracce che compongono Will of the People, scorrendo dai riff di Undisclosed Desire, all’hit super pop Madness (la ballata in cui il leader Bellamy sfodera ancora la sua estensione). Tra melodie vocali, chitarre al vetriolo e atmosfere elettroniche, ecco The 2nd Law, passando per Supermassive Black Hole, Plug In Baby e Bliss.

LE ETICHETTE

Lasciandosi alle spalle, le etichette che hanno accompagnato l’esordio, il trio, ora forte di un’identità consolidata da una carriera ultratentennale, ha spinto a tavoletta in una pazza macchina del tempo dove le radici di un passato rock sostengono suggestioni avveniristiche. E prima di tornare a terra, applausi e standing ovation. 

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Il Messaggero