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La Fuga di Bach verso un pittoresco mondo dei morti. L’essenza dei Muse, un infuso di bene e di male. Scudi metallici, cerchi infuocati, pupazzi con la maschera alla V per Vendetta (un po’ fumetto di Alan Moore, un po’ Guy Fawkes) atmosfere kitsch, distopiche, versi antisistema: con quel dinamismo creativo che li ha sempre spinti a osare, la band sbarca martedì sera all’Olimpico e ipnotizza i 40 mila spettatori con uno show potente (tra le esibizioni più ambiziose), ancorato all’ultimo album, autoprodotto, “Will Of The People”, il nono, di una produzione da 30 milioni di copie vendute, incoronata da 70 premi, compresi due Grammy Awards.
L’ABITO AL LED
Dopo gli special guest Royal Blood e i giapponesi One ok Rock, è con “Will of the People” che entrano in scena. I robot, gli alieni e i droni, protagonisti di altre epiche performance, qui vengono rimpiazzati da un clamoroso faccione incappucciato (ed ecco uno “scary” movie) che irrompe con “Won’t Stand Down” e incombe sulla scena fino a “You Make Me Feel Like It’s Halloween”. E da uno show con dirompenti effetti.
Emozioni per tutte le generazioni con “Time is Running Out”, omaggio a Roma in “Compliance” e all’Italia con “Verona”.
Sotto il soffio di Caronte (l’inizio è stato posticipato quasi di un’ora a favore del ponentino), la band britannica capace di spericolate contaminazioni (pop futurista, dance, space-western, stravaganze epico-sinfoniche) e sfrontate seduzioni, si è proposta all’Olimpico, per la tappa romana del tour mondiale (sabato a Milano) con un affondo sul logorio della vita moderna, appelli rivoluzionari, digeribili da ogni corrente politica, che arrivano tramite sonorità a loro più congeniali.
Matt Bellamy
E fanno centro: il frontman Matt Bellamy (voce, chitarra, pianoforte), Chris Wolstenholme (basso, armonica) e Dominic Howard (batteria, percussioni, cori) quarantenni, ormai svincolati dall’etichetta di rockettari, incanalano la loro esuberanza in un’unica visione, spettacolare: un pirotecnico Halloween musicale, che allinea il meglio della loro produzione, giocando con Bach e Morricone (in Knights of Cydonia).
LE CHITARRE
In scaletta, accompagnati da ovazioni (e ieri sera a 43 gradi valevano doppio) Hysteria, “Psycho”, “Resistance”, “Starlight”, pescando dalle dieci tracce che compongono “Will of the People”, scorrendo dai riff di “Undisclosed Desire”, all’hit super pop “Madness” (la ballata in cui il leader Bellamy sfodera ancora la sua estensione). Tra melodie vocali, chitarre al vetriolo e atmosfere elettroniche, ecco “The 2nd Law”, passando per “Supermassive Black Hole”, “Plug In Baby” e “Bliss”.
LE ETICHETTE
Lasciandosi alle spalle, le etichette che hanno accompagnato l’esordio, il trio, ora forte di un’identità consolidata da una carriera ultratentennale, ha spinto a tavoletta in una pazza macchina del tempo dove le radici di un passato rock sostengono suggestioni avveniristiche. E prima di tornare a terra, applausi e standing ovation.
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