Mogol, pensieri e parole per un omaggio al Califfo

Mogol, pensieri e parole per un omaggio al Califfo
«Un bacio con la punta delle dita indirizzato verso il cielo al Califfo, il cui ricordo non può essere disgiunto da un sorriso al quale anche il Signore, sono certo,...

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«Un bacio con la punta delle dita indirizzato verso il cielo al Califfo, il cui ricordo non può essere disgiunto da un sorriso al quale anche il Signore, sono certo, si unisce». Il pensiero che Mogol, il paroliere per eccellenza della musica italiana, ha voluto dedicare a Franco Califano, il cantautore scomparso cinque anni fa, sarà incorniciato ed esposto alla casa museo nel centro storico di Ardea dedicata al poeta di Roma sepolto nel cimitero rutulo insieme al fratello e al nipote. Mogol ha voluto consegnarlo di persona visitando la mostra permanente allestita con gli oggetti personali di Califano, dal pianoforte alla poltrona da cui era inseparabile, le tante foto, i dischi e i ricordi di una vita.

 
ALEX DANIELE
Ad accogliere Mogol, ieri pomeriggio, c'erano l'attore Maurizio Mattioli, amico intimo del Califfo, il presidente della fondazione onlus Franco Califano Antonello Mazzeo, la band al completo capitanata da Alberto Laurenti e alcune decine di fan arrivati da mezza Italia. Si è fatto largo anche Alex Daniele, figlio di Pino Daniele, venuto apposta ad Ardea per donare a Mogol il cofanetto di cd e il libro dedicati al celebre padre scomparso tre anni fa. C'era anche il vicesindaco Morris Orakian e Donatella Diana, storica assistente di Franco Califano e curatrice della casa museo.
«Ho voluto scrivere un pensiero per il Califfo, tornavo dalle prove generali a Catania dell'opera La capinera che ho scritto con Gianni Bella e mi sono fermato ad Ardea», ha detto il paroliere, che ha accostato Califano a Battisti e Mango: «Sono morti tutti troppo presto, quest'anno sono vent'anni che è morto Lucio (Battisti, ndr), aveva solo 54 anni». «Califfo l'ho conosciuto giovane, l'ho visto un paio di volte ed era un vero artista, ha fatto delle canzoni che sono rimaste nella storia. Quando un testo è bello, è poesia. Le poesie oggi arrivano dalla prosa, dalla musica, dal teatro. Il fatto che ad Ardea si riconosca la vita e il nome di un poeta è nobile».

Mogol ha colto l'occasione per mettere in guardia gli aspiranti cantautori. «Per emergere si deve avere qualcosa da dire, non basta andare in tv e cantare, anzi ci si brucia. Oggi nel panorama italiano sono pochi i veri artisti». E infine: «L'augurio che faccio alla musica italiana è che si possa realizzare quel progetto iniziato dal ministro Franceschini di preparare docenti di conservatorio di musica pop. Per fare la musica ci vuole preparazione».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero