Da Modigliani a de Chirico, Lucca celebra Les Italiens de Paris

Giorgio De Chirico, Cavallo e Zebra, 1929 - 30
Nel 1918, per farsi un’idea dell’aria che tirava nel mondo dell’arte, bastava sfogliare la rivista Valori Plastici, nelle cui pagine risuonavano i nomi di quegli artisti che...

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Nel 1918, per farsi un’idea dell’aria che tirava nel mondo dell’arte, bastava sfogliare la rivista Valori Plastici, nelle cui pagine risuonavano i nomi di quegli artisti che invocavano un ritorno all’ordine rifiutando gli estremismi delle Avanguardie scatenate.




Una decina di anni dopo, quegli stessi artisti si incontreranno a Parigi e saranno riconosciuti come Les Italiens de Paris: Giorgio de Chirico con la sua metafisica, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, René Paresce, Gino Severini e Mario Tozzi erano pronti a riscrivere la storia dell'arte contemporanea, valorizzando quegli elementi rinascimentali che hanno fatto le basi dell’arte italiana e portando nel cuore un illustre personaggio che aveva lasciato nella Ville lumière - considerata da tempo meta di pellegrinaggio per farsi corteggiare da nuovi stimoli e idee - tracce indimenticabili: Amedeo Modigliani.



“Parlare de Les Italiens de Paris significa – sottolinea Maurizio Vanni, curatore della mostra De Chirico, Savinio e Les Italiens de Paris aperta al Lu.C.C.A., Lucca Center of Contemporary Art – indagare un momento della storia dell’arte nel quale la cultura italiana proponeva il proprio essere attraverso uno sguardo critico e costruttivo del passato. Non tanto una rievocazione storica, ma una presa di coscienza di valori che le Avanguardie storiche avevano spazzato via e che, con modalità personali, ognuno di questi artisti riaffermava per aprire le porte al futuro”.



La retrospettiva toscana, aperta fino al prossimo 13 dicembre, presenta 50 opere firmate dai protagonisti del ritorno all’ordine che, attraverso la voce di Carrà, così si descrivevano: “Noi ci sentiamo figli non degeneri di una razza di costruttori, abbiamo sempre perseguito figure e termini corposi e precisi e quell'atmosfera ideale, senza la quale il quadro non supera le elucubrazioni del tecnicismo e dell'analisi episodica del reale”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero