Ha portato il belcanto italiano nei teatri di tutto il mondo. Ed è stata una delle più belle voci del Novecento. Bambina prodigio alla Rai, incantò il...
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LA BALIA
Nata a Modena il 27 febbraio 1935, la sua vita è stata da subito segnata dall'opera: la Freni si divertiva a raccontare che per poco non venne al mondo su una delle panche del Teatro comunale di Modena. Sua madre, operaia alla Manifattura Tabacchi della città, e suo padre, barbiere, entrambi melomani, la sera del 27 febbraio andarono a teatro nonostante la gravidanza fosse agli ultimi giorni. Arrivarono a casa poco prima del parto. A tirarla su fu la stessa balia di Luciano Pavarotti. Le madri erano colleghe. Mirella e Luciano furono poi legatissimi e trionfarono insieme in indimenticabili produzioni. Quando il tenore morì, nel 2007, lei lo salutò dicendo: «Ho perso un fratello».
La Freni inaugurò la sua carriera con il ruolo di Micaela nella Carmen di Bizet il 3 marzo 1955. Un successo cui arrivò con un padrino d'eccezione: fu proprio Beniamino Gigli a esortarla a studiare canto. Fin dall'inizio, il fascino della voce e la sua vivace personalità nei repertori mozartiani e belcantistici le hanno fatto guadagnare l'affetto del pubblico e dei colleghi. Un caso felice portò all'incontro tra Freni ed Herbert von Karajan alla Scala per la prima della leggendaria produzione di Zeffirelli della Bohéme del 1963. In Mirella Freni, Karajan trovò la sua Mimì ideale. Cominciò così una fruttuosa collaborazione durata oltre vent'anni nel corso della quale l'artista iniziò ad affrontare ruoli più impegnativi, come Otello, Requiem, Boccanegra di Verdi, o Manon Lescaut di Puccini, oppure Onegin di ajkovskij e Adriana Lecouvreur di Cilea. Al tempo stesso Mimì, che interpretò in 33 rappresentazioni, rimaneva il suo cavallo di battaglia.
La sua vocalità si è evoluta permettendole di spaziare dal repertorio di soprano leggero a quello di lirico puro per maturare poi con il tempo in ruoli drammatici o addirittura veristi. Mirella Freni era infatti nota per la sua disciplina vocale, unita alla capacità di dire molti no, come quando declinò l'invito di Karajan per il ruolo del titolo nella Turandot di Puccini. «Grazie a ciò», ricorda il suo manager di una vita, Jack Mastroianni, «Mirella Freni raggiunse il quinto e ultimo decennio della sua carriera con voce fresca e con il desiderio di ampliare il suo repertorio interpretando opere russe e veriste, come La Dama di picche e La pulzella d'Orleans di ajkovskij, o Fedora di Giordano».
SINOPOLI
Mirella Freni ebbe la fortuna di esibirsi in numerose occasioni con i tenori Plácido Domingo e Luciano Pavarotti e con direttori come Claudio Abbado, Carlos Kleiber, James Levine, Riccardo Muti, Seiji Ozawa, Herbert von Karajan e Giuseppe Sinopoli con cui partì per una lunga e prestigiosa tournée in Giappone. Quando il Maestro morì, Freni ricordò proprio i giorni a Tokyo: «Ho lavorato molto con Giuseppe», disse, «e ho di lui ricordi stupendi, che vanno ben al di là del fatto musicale».
A testimoniare la sua arte resta un ricco repertorio di CD e di DVD. Il Metropolitan ha reso onore a Mirella Freni con un Gala il 15 maggio 2005 con cui ha celebrato i suoi quarant'anni di collaborazione con il teatro e i cinquant'anni di carriera. L'evento fu anche l'occasione per dare l'inatteso annuncio del suo ritiro dalle scene. Nei suoi ultimi anni Mirella Freni si è dedicata all'insegnamento, regalando la sua esperienza ai nuovi talenti.
I funerali mercoledì nel Duomo di Modena. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero