MILANO - Lorenzo Jovanotti in cattedra al Politecnico di Milano suona la carica a oltre un migliaio di studenti che sono stati ad ascoltarlo per due ore, in tre diverse aule...
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In un mondo in cui «l'I-phone diventa uno strumento di lavoro», Jovanotti sente ancora il richiamo dei 'piattì e non esclude che in futuro «possa tornare a fare un dj-set perché - dice - è una cosa che mi piace, ha un livello di complessità diverso da quello di un concerto: c'è più guerriglia e mi fa sentire a casa».
Rivolgendosi ad una platea composta in gran parte da futuri architetti e ingegneri, Jovanotti sottolinea la necessità «di essere riconoscibili» in un mondo che «ha il problema di dover comunicare» ad ogni costo. Gli italiani, secondo l'artista, lo fanno ancora bene: «Quando vado all'estero - racconta - mi sento molto italiano, come se uscisse una pinna dietro la schiena» e l'orgoglio non nasce solo dalle bellezze rinascimentali: «Io sono pazzo del Futurismo» dice Jovanotti che sottolinea anche il ruolo di «un genio assoluto come Renzo Piano che fa cose mozzafiato che mi fanno piangere dalla commozione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero