Jovanotti professore per un giorno: Lorenzo in cattedra al Politecnico di Milano

Jovanotti professore per un giorno: Lorenzo in cattedra al Politecnico di Milano
MILANO - Lorenzo Jovanotti in cattedra al Politecnico di Milano suona la carica a oltre un migliaio di studenti che sono stati ad ascoltarlo per due ore, in tre diverse aule...

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MILANO - Lorenzo Jovanotti in cattedra al Politecnico di Milano suona la carica a oltre un migliaio di studenti che sono stati ad ascoltarlo per due ore, in tre diverse aule dell'università milanese. Il musicista italiano attinge alla sua biografia per spronare i ragazzi a fare di più e meglio: «Non è vero che nella musica non c'è meritocrazia - dice - un disco o ti piace o no; puoi fregare qualcuno una volta, ma le carriere si costruiscono con il merito» e «la scienza è un po' simile alla musica». Jovanotti Cherubini, a Milano per l'Universiday, si prepara al nuovo tour che partirà il 20 giugno ad Ancona e annuncia agli studenti che il suo prossimo spettacolo sarà aperto da Salmo, rapper e regista che ha collaborato con Jovanotti per Sabato, e da alcuni giovani dj della sua etichetta discografica.








In un mondo in cui «l'I-phone diventa uno strumento di lavoro», Jovanotti sente ancora il richiamo dei 'piattì e non esclude che in futuro «possa tornare a fare un dj-set perché - dice - è una cosa che mi piace, ha un livello di complessità diverso da quello di un concerto: c'è più guerriglia e mi fa sentire a casa».



Rivolgendosi ad una platea composta in gran parte da futuri architetti e ingegneri, Jovanotti sottolinea la necessità «di essere riconoscibili» in un mondo che «ha il problema di dover comunicare» ad ogni costo. Gli italiani, secondo l'artista, lo fanno ancora bene: «Quando vado all'estero - racconta - mi sento molto italiano, come se uscisse una pinna dietro la schiena» e l'orgoglio non nasce solo dalle bellezze rinascimentali: «Io sono pazzo del Futurismo» dice Jovanotti che sottolinea anche il ruolo di «un genio assoluto come Renzo Piano che fa cose mozzafiato che mi fanno piangere dalla commozione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero