Al Meeting di Rimini la mostra “Millennial experience” sulla next greatest generation

Al Meeting di Rimini la mostra “Millennial experience” sulla next greatest generation
Tradotta e integrata per il pubblico italiano e internazionale, sbarca al Meeting di Rimini (20-26 agosto) la mostra-indagine “I am exceptional: millennial experience”,...

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Tradotta e integrata per il pubblico italiano e internazionale, sbarca al Meeting di Rimini (20-26 agosto) la mostra-indagine “I am exceptional: millennial experience”, realizzata da un gruppo di giovani americani per il New York Encounter 2015 dello scorso gennaio, utilizzando il loro proprio linguaggio e quello dei propri media: social, selfies, live feeds, blogs.






L’abitudine americana, ma anche dei sociologi nostrani, di categorizzare l’identità per generazioni ha portato a identificare questa generazione nata tra i primi anni ’80 e gli anni “zero” - la generazione delle start-up e delle quarter-life crises (le crisi dei venticinquenni), dei costanti aggiornamenti di status e dell’invenzione di un’identità” - come la “Me, Me, Me generation”, la generazione io-io-io. E su “Time Magazine” il giornalista Chris Weller ha scritto: “po-stiamo sui social media con regolarità, attraverso profili e account che pongono la domanda: Chi sei?”.



Proprio questa “ricerca di identità” (come recita il sottotitolo della mostra) è il filo conduttore di questa mostra, frutto del “Millennial Project”, un percorso di indagine e condivisione durato sei mesi: 75 ragazzi americani tra i 25 e i 35 anni dagli Stati Uniti e dal Canada si sono confrontati per tutto questo tempo via Skype e sui social network sulle loro domande ed esperienze, quotidiane ed esistenziali, paragonandosi con la provocazione di alcuni testi di don Luigi Giussani, il sacerdote italiano fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, oggi diffuso anche in America.



Le videochiamate, i post e i tweet sono divenuti il luogo di una straordinaria ricchezza di racconto e di scoperta di sé che il percorso della mostra ripercorre evocativamente e ripropone al visitatore, trascinandolo in un gioco di interattività che lo sollecita a divenire protagonista lui stesso. La visita non sarà guidata, ma al termine i visitatori potranno fermarsi a dialogare con i curatori e le guide americane, e lasciare un commento dalle postazioni i-pad o dal proprio smartphone, che sarà visualizzato in live feed.



La mostra è a cura di José Medina, Martina Saltamacchia, Carolina Brito, Amy Sapenoff. Con Monica Canetta, Federica Fromm, Jonathan Ghaly, Emily Marsolek, Beth Nelson, Vincent Petruccelli, Laurence Rivest, Stephanie Stockman, Emily Wurzler.





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Il Messaggero