Max Tortora, ritorno al Medioevo prima di far ridere con Verdone

Max Tortora, a destra, con Stefano Fresi nel film "Il Regno"
Alle porte di Roma, un gruppo di tipi svalvolati pensa di vivere nel Medioevo: carrozze al posto delle auto, baratto come moneta, linguaggio aulico, panni antichi. Stefano Fresi,...

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Alle porte di Roma, un gruppo di tipi svalvolati pensa di vivere nel Medioevo: carrozze al posto delle auto, baratto come moneta, linguaggio aulico, panni antichi. Stefano Fresi, autista dell’Atac, scopre di essere diventato il re di questa strampalata comunità per ragioni ereditarie. E, spalleggiato dall’avvocato ancora più strampalato Max Tortora, finisce per prendere sul serio il proprio ruolo. Fino alle estreme conseguenze. E’ questa la trama di Il Regno, commedia surreale diretta dall’esordiente Francesco Fanuele, prodotta da Fandango con RaiCinema e da venerdi 26 giugno on demand sul web. «Mi sono divertito tanto a interpretare l’avvocato matto», racconta Tortora, «il film porta una ventata di originalità nella commedita italiana e propone, tra una risata e l’altra, una riflessione: non sarebbe il caso di rallentare i nostri ritmi di vita? Ricordo con nostalgia i pomeriggi interminabili passati da bambino a guardare fuori dalla finestra della mia casa di Corso Francia, oggi andiamo troppo di corsa».

LOCKDOWN. Nemmeno a farlo apposta, a causa del lockdown il nostro tempo ha cambiato ritmo. «Ma quel rallentamento è stato imposto dalle circostanze, non certo scelto. E io ho vissuto la quarantena piuttosto male, con la preoccupazione del coronavirus. Non sono riuscito, pur essendo molto creativo come sceneggiatore, a scrivere nemmeno una riga», spiega l’attore romano, 57 anni, che film dopo film consolida la propria carriera all'insegna di un talento spalmato a 360 gradi: dopo l’estate lo vedremo nei panni di un medico nella nuova, esilarante commedia di Carlo Verdone Si vive una volta sola. Si potrà ridere un giorno della pandemia? «Non credo, gli autori dovranno semmai decidere se tenerne conto o ignorarla».
COMICITA'. Per Tortora la comicità è «un dono di Dio e nasce da una sensibilità spesso alimentata dai dolori provati: io stesso ho inserito nei miei sketch episodi drammatici della mia vita». Ma quando si è reso contro di far ridere? «Quando, all’inizio della carriera, facevo teatro serio ma ogni volta che aprivo bocca la gente si sganasciava». In oltre tre decenni di militanza nello spettacolo, Max ha collezionato esperienze diverse e successi, dalle commedie alle sit com, dalla tv ai dai film drammatici (in La terra dell’abbastanza dei gemelli D’Innocenzo) ha letteralmente colpito al cuore) fino alle imitazioni cult: Califano, Santoro, Rispoli, Celentano.

ALBERTONE. Uno dei cavalli di battaglia dell'attore è stato però Alberto Sordi ritratto come un anziano in poltrona con il plaid sulle gambe, cosa che qualcuno ha giudicato irrispettosa: «Per cartà, ribadisco ancora una volta che non ho voluto mancare di rispetto all’immenso Alberto», precisa Tortora, «ma solo rendergli omaggio citando una scena del suo film Io so che tu sai che io so. Sordi è sempre stato il mio mito e da giovane, per stargli vicino, mi feci assumere come tecnico sul set di Assolto per aver commesso il fatto. Mi ha insegnato tutto e ogni volta che cerco l’ispirazione gli chiedo aiuto". E lo riceve? "Certo. Alberto, potrei scriverlo con il sangue, la ”dritta” giusta me la dà sempre». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero