Vetro, all'isola di San Giorgio a Venezia 200 pezzi dell'artista francese Maurice Marinot

Vetro, all'isola di San Giorgio a Venezia 200 pezzi dell'artista francese Maurice Marinot
Maurice Marinot, artista francese nato come pittore “fauve” e poi divenuto una delle figure fondamentali per la storia del vetro moderno e contemporaneo, materia a cui...

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Maurice Marinot, artista francese nato come pittore fauve” e poi divenuto una delle figure fondamentali per la storia del vetro moderno e contemporaneo, materia a cui si avvicinò casualmente nel 1911, è il nuovo protagonista de «Le stanze del Vetro», il progetto espositivo avviato dalla Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung. La mostra dedicata a Marinot, dal 25 marzo al 28 luglio all'isola di San Giorgio a Venezia, presenta 220 pezzi unici in vetro e 115 disegni, tra schizzi e progetti per oggetti ed allestimenti. L'esposizione, in collaborazione con il museo arti decorative di Parigi, illustra dettagliatamente il percorso di Marinot, segnato da una ricerca e sperimentazione con il vetro evidenziando la sua «pesantezza», che ha influito anche maestri veneziani.


Un confronto tra l'artista francese e il vetro che negli anni diventa «una lotta a due con la materia», che va dal 1911 al 1934. Dopo i primi anni dedicati a decorare a smalto oggetti prodotti da una vetreria a Bar-Sur-Seine, nella regione dell'Aube, mostrando già una certa unicità, Marinot dal 1922-1923 arriva a soffiare il vetro creando pezzi unici, particolari sia nelle forme che nel colore, via via realizzando opere che si caratterizzano per la loro massa pur mantenendo in molti casi una trasparenza tipica dei vetri «leggeri». L'artista - come hanno ricordato i curatori, Jean Luc Oliviè e Cristina Beltrami - ha di fatto inventato un nuovo tipo di vetro, che lui stesso definì «carnoso». Come scrive in catalogo (Skira) Oliviè, il percorso di Marinot «è quello di un artista, nato pittore, che dedicò oltre vent'anni della sua maturità creativa alla produzione di opere in vetro soffiato in grado di lasciare un segno profondo, duraturo e internazionale nella storia del vetro moderno».

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Il Messaggero