L’indiscusso protagonista della scena, regista e interprete di grande sapienza e inventiva, Massimo Popolizio, sceglie di affrontare "Furore"...
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"Furore" – una produzione della Compagnia Umberto Orsini con il Teatro di Roma - Teatro Nazionale – è una prima tappa di lavoro, che condurrà a un più articolato progetto teatrale, oggi proposta al pubblico come un viaggio attraverso i temi epici, politici e ambientali di cui l’opera è carica, per farne emergere il doloroso e sorprendente rimando al nostro presente.
È una straordinaria figura di narratore – nello stesso tempo arcaica e modernissima – che prende forma in questo lavoro di drammaturgia basato sul capolavoro del Premio Nobel nel 1962. E Massimo Popolizio presta a questo potente, indimenticabile story-teller un corpo e una voce adeguati alla grandezza letteraria del modello. «Leggendo Furore, impariamo ben presto a conoscerlo, questo personaggio senza nome che muove i fili della storia. Nulla gli è estraneo: conosce il cuore umano e la disperazione dei derelitti come fosse uno di loro, ma a differenza di loro conosce anche le cause del loro destino, le dinamiche ineluttabili dell’ingiustizia sociale, le relazioni che legano le storie dei singoli al paesaggio naturale, agli sconvolgimenti tecnologici, alle incertezze del clima – annota Emanuele Trevi – Tutto, nel suo lungo racconto, sembra prendere vita con i contorni più esatti e la forza d’urto di una verità pronunciata con esattezza e compassione. Più che a una riduzione, riteniamo che un progetto drammaturgico su Furore debba tendere a esaltare le infinite risorse poetiche del metodo narrativo di Steinbeck, rendendole ancora più evidenti ed efficaci che durante la lettura». Così, ripercorrendo una delle più devastanti migrazioni di contadini della storia moderna, Massimo Popolizio – solo in scena accompagnato dalle sonorizzazioni eseguite dal vivo da Giovanni Lo Cascio – darà vita a un’opera sonora, epica e lirica, realista e visionaria, sorprendente per la sua dolorosa, urgente attualità.
La potenza evocativa di "Furore" trova maggiore richiamo nell’attualità anche fuori dalla scena con l’allestimento della mostra The Grapes of Wrath, che accompagna e affianca lo spettacolo attraverso le foto di Dorothea Lange e Walker Evans: un’esposizione fotografica che si fonde con la messinscena dove non c’è un passato ma il nostro presente, il racconto dell’umanità che soffre oggi come ieri. La mostra – allestita dal 19 novembre all’1dicembre e visitabile tutti i giorni dalle ore 18 alle 23, mercoledì e domenica dalle 17 alle 22 – ci restituisce il volto dell’America della Depressione attraverso una collezione di immagini scattate dai più grandi fotografi di quegli anni su incarico del governo americano. Quello che appare nelle fotografie è il Paese che Steinbeck catturò con la sua penna in Furore, popolata da figli biondi «come il grano», dai mariti, dalle mogli, dai motori. Le testimonianze fotografiche, provenienti dagli archivi del governo americano, saranno accompagnate da una selezione di brani estratti dal libro, che disegneranno un percorso dall’Oklahoma fino agli alberi di arance della California, sulle tracce dell’atmosfera del capolavoro di Steibeck. I materiali sono esposti su gentile concessione della Biblioteca del Congresso (Library of Congress), la Biblioteca Nazionale degli Usa che con oltre 158 milioni di documenti conservati è la più grande biblioteca al mondo.
Giovedì 21 novembre (ore 19) al Teatro India
Massimo Popolizio e Emanuele Trevi incontrano il pubblico
introduce Francesca Corona, in collaborazione con Dominio Pubblico e l’Università La Sapienza Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero