“Mark’s Diary”, il film di Giovanni Coda su amore e disabilità

Una scena di "Mark's Diary"
Mark e Andrew sono due ragazzi colpiti da una grave disabilità. Quando si incontrano esplode tra loro un’attrazione e un amore reciproco tanto profondo quanto...

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Mark e Andrew sono due ragazzi colpiti da una grave disabilità. Quando si incontrano esplode tra loro un’attrazione e un amore reciproco tanto profondo quanto impossibile da realizzare. Perché non si possono praticamente muovere ed entrare in una qualsiasi forma di intimità. La soluzione? Emozioni e sentimenti affidati a due personaggi di fantasia. Con l’amore che diventa virtuale-visionario-onirico. Ma non è una sconfitta: è un punto di partenza.


Il rapporto tra amore e disabilità è il tema di fondo di “Mark’s Diary”, il nuovo film del regista sardo Giovanni Coda. Una coproduzione italo-inglese con l’Università di Derby che si affianca all’associazione Labor. L’opera sarà presentata ad Amsterdam in anteprima internazionale nell’ambito del New Renaissance Film Festival: nel pre festival si è già aggiudicata la sezione “Film of the week” mentre a Napoli ha conquistato il premio per il miglior film all’Omovies Film Festival. La prima cagliaritana è fissata per giovedì 20 al Cinema Odissea (ore 21.30). Per Coda l’ennesima sfida: da 25 anni è in prima linea sul fronte del cinema sperimentale con una forte connotazione sociale che porta avanti con la militanza di genere temi e storie difficili o lontane dai canoni comuni.


Tutto questo dopo il successo di critica e pubblico internazionale dei recenti e pluripremiati lavori cinematografici “Il rosa nudo” (2013), “Bullied to Death” (2015) e l’ultimo “Xavier” (2017). «La società si sforza di venire incontro alle persone con disabilità per ogni loro bisogno che non possa essere svolto in completa autonomia. Le aiutiamo a vestirsi, spogliarsi, mangiare e lavarsi. Diamo loro carrozzine elettriche per muoversi, macchine con comandi speciali, computer dotati delle più sofisticate tecnologie, dotiamo le loro case di soluzioni robotiche che consentano loro una vita, la più possibile, indipendente - spiega il regista - Eppure, di tutti questi diritti ce n’è uno che viene sistematicamente taciuto, omesso, rimosso: quello alla sessualità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero